Nel bene o nel male la Francia ha Sarkozy, gli Stati Uniti d?America hanno Bush, la Russia ha Putin, la Germania ha la Merkel. E l?Italia? L?Italia ha Prodi, Berlusconi, Veltroni, Fini, D?Alema, Casini, Fassino, Bossi, Mastella, Mussolini, Di Pietro, Storace, Letta, Buttiglione, e così via, e tuttavia tutti questi uomini politici nostrani messi assieme non fanno l?appeal di un singolo dito di Barak Obama, candidato alle primarie democratiche per la presidenza americana. Eppure per preparazione, cultura, bellezza, intelligenza, morale e capacità, i nostri non hanno nulla da invidiare ai vari statisti stranieri. E allora dov?è la differenza?
La differenza non è ovviamente nelle persone, ma nei sistemi elettorali vigenti in quei paesi che di volta in volta esprimono le stesse investendole di una valenza politica immensamente superiore a quella italiana. Ad esclusione della Merkel, che comunque è pur sempre a capo di una Grossen Coalizionen che, di fatto, ne esprime un equivalente potere, negli altri stati a capo del governo siede un politico che a tutti gli effetti e per l?intera legislatura è presidente di tutta la nazione, detenendo tra le sue mani un potere decisionale quasi illimitato.
Qualche giorno fa, un esponente politico di indiscusso prestigio, appartenente al Partito Democratico, ha audacemente proposto di adottare in Italia il sistema alla francese, attirando su di sè gli anatemi infuocati di più di qualche politico, rischiando, oltre alla gogna personale, un?implosione del partito stesso.
Che in Italia, un solo uomo eletto dal popolo possa sedersi sullo scranno più alto del potere induce indubbiamente ad interrogarsi su ataviche paure mai assopite. Ma non è certamente il popolo a porsi la questione, tutt?altro. Piuttosto ad aver paura sono i vari esponenti politici di ogni razza che rimarrebbero fuori della competizione presidenziale, gli stessi che ogni giorno, abilmente camuffati da combattenti riformisti, affossano senza sosta ogni rinnovamento possibile che non tenga conto delle proprie tasche; gli stessi che in questi giorni passano diligentemente sul bilancino del farmacista ogni nuova proposta di legge elettorale; gli stessi che avrebbero irrimediabilmente da perdere, eclissandosi di luce propria, nel caso che un qualsiasi astro politico possa sorgere nel cielo più alto di tutti gli altri.
L?Italia, il popolo, si sa, non hanno mai rifiutato l?uomo forte, l?eroe, il condottiero, il paladino di tutte le battaglie: sarebbe affascinante avere un Sarkozy italiano capace di sistemare vecchi malanni nazionali con la sola propria autorevolezza. Purtroppo di vero c?è che oggi chi teorizza una sindrome di Cesare, terrorizzando l?elettorato per un possibile ritorno al passato, è solamente un gran furbacchione, un Bruto dei giorni nostri avido di potere personale. Ad egli rammento che dall?ultimo dittatore che marciò su Roma sono passati più di sessanta anni, e che da allora di strada in Europa se ne è fatta tanta, talmente tanta che anche il comunismo, con tutti i suoi uomini e le sue tristi nefandezze, è riuscito ad essere traghettato sicuro nella nuova era.
L?Italia e la falsa sindrome di Cesare