? Quali sono i fattori che possono favorire l?integrazione dei migranti nei paesi di accoglienza?

Se parliamo di migranti adulti, la prima cosa necessaria è il sostegno ai nuovi arrivati: nel nostro paese manca un po? una segnaletica sociale, che dovrebbe trovare spazio in una rete più organizzata di associazioni, sportelli, centri per l?impiego, scuole ecc. di luoghi cioè dove si ha l?occasione di dare agli immigrati informazioni fondamentali, anche avvalendosi di mediatori culturali. Il primo passo è farli sentire accolti, informati su regole e procedure, sui loro diritti ma anche sui loro doveri, e farlo nei contesti in cui loro si inseriscono spontaneamente. La Regione Lazio sta cercando di fare proprio questo: ad esempio, l?anno prossimo partiranno nelle scuole dei corsi di italiano per i genitori dei bambini stranieri iscritti. Un?altra via è sostenere le iniziative formative organizzate direttamente dalle associazioni, che costituiscono un ottimo canale per veicolare le informazioni più giuste. Importante è anche l?intesa con le politiche sociali, in modo che si riesca a dare le informazioni nei centri di prima accoglienza a cui i migranti si rivolgono. Ma è anche importante creare delle opportunità formative in ambiti più strutturati. Nella scuola, ad esempio, dobbiamo potenziare i servizi di sostegno per i ragazzi che arrivano nel nostro Paese in età adolescenziale: sono loro che hanno più problemi rispetto ai loro coetanei che, pur non essendo cittadini, sono nati in Italia.

Un discorso diverso va fatto per i lavoratori: quest?anno abbiamo organizzato parecchi corsi con l?ente bilaterale per il turismo e l?ente bilaterale per l?edilizia, come ad esempio i corsi di formazione sulla sicurezza per i lavoratori stranieri. Abbiamo anche previsto una modalità innovativa: sono stati gli stranieri stessi, che sono già qui da qualche anno e hanno raggiunto un buon livello di competenze, a fare lezione ai loro concittadini. Un altro aspetto importante è fornire una corretta informazione sui loro diritti nell?ambito sanitario, ad esempio attraverso le ASL. Infine quest?anno abbiamo finalmente dato un indirizzo alla materia dell?educazione per gli adulti, i cosiddetti corsi EdA, attraverso l?istituzione di comitati territoriali, dove tutti i soggetti che fanno questo tipo di formazione (scuole, istituti con corsi serali, CTP, enti no profit, Università della Terza Età e enti di formazione) possano coordinarsi, in modo che si verifichino i bisogni territoriali e si dia priorità agli immigrati che vogliono conseguire titoli di studio e recuperare gli anni di formazione, a causa del mancato riconoscimento dei loro titoli di studio. Questo significa, concretamente, creare le precondizioni per la cittadinanza.

? In che modo la formazione professionale rappresenta una risorsa per la costruzione di un modello di integrazione?

La formazione professionale ha due caratteristiche: da un lato la parte teorica, che chiaramente innalza il livello di competenze, dall?altro la parte pratica, che consente di superare le barriere linguistiche, di far emergere nel concreto le abilità e le capacità dei soggetti e nello stesso tempo di conferire un titolo professionale spendibile nel mercato del lavoro. Questo aspetto è molto importante specialmente per chi nel nostro Paese non si vede riconoscere il titolo di studio conseguito all?estero. Tutti i corsi della Regione Lazio sono aperti sia a cittadini italiani che a cittadini stranieri. Inoltre abbiamo anche attivato nella nostra Regione corsi triennali professionali, sperimentali, per ragazzi tra 14 e 18 anni. Questa iniziativa è importante perché ormai in Europa i ragazzi a 18 anni devono avere la qualifica o il diploma e ci ha permesso di ottenere buoni risultati anche in termini di contrasto della dispersione scolastica. Questi corsi sono un?occasione anche per molti giovani stranieri, che alcune volte sono arrivati troppo grandi per inserirsi nelle scuole, ma non hanno ancora una qualifica.

Un altro aspetto della formazione professionale è la formazione permanente, che consente a chi già lavora di aggiornare le proprie competenze e quindi di crescere professionalmente. Faccio un esempio: nel Lazio abbiamo definito la figura dell?assistente familiare e ne abbiamo istituito una qualifica, che prevede un doppio livello, un livello di competenze di base e poi una specializzazione (assistente per bambini o per anziani). Vorremmo ora che si istituissero degli albi territoriali, in modo da garantire anche l?utenza, che avrebbe così la possibilità di reperire facilmente persone qualificate. Bisogna anche sottolineare che molte persone straniere sono state inserite in corsi professionali per diventare manager di un?impresa no profit o per gestire il microcredito: in questo modo si dà, anche alle donne, l?opportunità di crescere professionalmente in ruoli diversi da quello della colf o della badante.

? Qual è la situazione attuale del sistema formativo in termini di efficacia, risposte ai bisogni?

Il sistema della formazione professionale regionale, secondo me, è ancora caratterizzato da luci e ombre. In due anni abbiamo tentato di sanare alcuni nodi del passato, ma anche di dare nuovi indirizzi. Lo abbiamo fatto in materia di Educazione degli Adulti, stiamo lavorando per stipulare un accordo regionale con i sindacati per quanto riguarda la formazione continua e abbiamo già ottenuto risultati abbastanza incoraggianti sull?apprendistato. È stato varato il regolamento del piano regionale di formazione e apprendistato e da gennaio saremo in grado, finalmente, di garantire ai ragazzi fino a 29 anni, anche stranieri, di stipulare contratti di apprendistato di qualità. Gli apprendisti nel Lazio sono 41.000, quindi si tratta di un passo avanti rilevante. Però abbiamo bisogno di migliorare in merito all?informazione e all?orientamento: per questo è necessario creare un sistema anche con le politiche per il lavoro, per attrezzare meglio i centri per l?impiego e i centri per l?orientamento, in modo che le persone che vi si rivolgono abbiano a disposizione tutte le informazioni necessarie per utilizzare a pieno l?offerta formativa esistente. A livello nazionale si sta finalmente definendo la legge quadro sull?apprendimento permanente, una legge di sistema che interessa quattro ministeri. Noi già dall?anno prossimo, sulla base di un indirizzo che abbiamo definito e che discuteremo con le parti sociali in consiglio regionale, dovremmo trovarci al passo con quanto prospettato dalla nuova legge, in cui l?apprendimento si configura sempre più come diritto di cittadinanza durante l?arco della vita.

? Quali le difficoltà e le carenze riscontrate?

Una difficoltà consiste nel fatto che si sta ampliando la forbice sociale: rischiamo sempre di più di formare i già formati, perché sono soprattutto le persone che hanno già interiorizzato il valore della formazione che cercano e trovano le opportunità di formarsi. Abbiamo bisogno di essere aiutati dalle associazioni del terzo settore a individuare i soggetti svantaggiati, studiando modalità di intervento diverse come orari, come metodologie di intervento, come livelli formativi. A gennaio ho intenzione di organizzare un incontro con tutto il mondo no profit per raccogliere proposte su come offrire formazione fruibile per le categorie più svantaggiate: penso a immigrati e rifugiati, ma anche ai disabili, ai soggetti che sono poveri dal punto di vista culturale. Nel nuovo Fondo Sociale abbiamo raddoppiato la quota destinata all?inclusione sociale, perché ci rendiamo conto che c?è bisogno di fare molto di più su questo punto.

? Quali sono gli obiettivi e le prospettive per il futuro?

In primo luogo di raggiungere nel Lazio, come in Italia, gli obiettivi di Lisbona, ovvero arrivare entro il 2010 a ridurre la dispersione scolastica al 10%. Oggi il Lazio è al 13% e, se ce la mettiamo tutta, possiamo farcela. Bisogna che anche le province si impegnino: noi possiamo organizzare alcune misure sperimentali, come i corsi triennali professionali di cui ho detto, o i corsi biennali per ragazzi con più di 16 anni. Ovviamente dobbiamo dare sostegno alle scuole, agli istituti professionali, per realizzare stage presso le aziende, per mettersi al passo con le nuove tecnologie e per attrezzare i laboratori. Dovremmo fare lo stesso anche per gli istituti tecnici, dove si concentra la dispersione. Il secondo grande obiettivo è quello di aumentare significativamente i beneficiari della formazione continua. Accanto all?adeguamento dell?offerta è importante migliorare la qualità: abbiamo approvato la delibera in merito ai nuovi criteri di accreditamento per gli enti di formazione, dove si prevede un?attenzione maggiore ai soggetti attuatori e non soltanto alle strutture fisiche dove i corsi si svolgono, anche attraverso meccanismi che incentivino la qualità e molti più controlli. Infine, abbiamo creato una griglia di valutazione per la qualità della formazione, in uscita e in itinere.

? Vuole presentarci un?esperienza di cui è a conoscenza che rappresenta un modello di eccellenza?

Ne segnalerei due. E-citizen è un progetto che ha interessato 51 scuole del Lazio, che adesso rilanceremo ampliandolo anche a centri per anziani, all?Università per la terza età e alla Fondazione Roma Digitale: l?obiettivo è superare il digital divide, che anche nella nostra regione è molto forte. A volte tendiamo a dimenticare che un cittadino su due in Italia non sa utilizzare il computer e quindi in un certo senso esercita una cittadinanza limitata. La cosa interessante di questo progetto è che sono i giovani a insegnare agli anziani. Abbiamo avuto 180 giovani ragazzi che hanno svolto molto efficacemente il ruolo di docenti.
Il secondo progetto è ancora allo stadio di bando: l?idea è sperimentare un welfare familiare innovativo, cioè forme di sostegno alle famiglie, attraverso la creazione di cooperative e associazioni di casalinghe che potranno, dopo una fase di formazione, aprire un servizio di asilo nido per integrare il servizio pubblico. Vorrei infine ricordare il sostegno economico, anche a fondo perduto, di cui hanno usufruito 100 imprese, piccole e piccolissime, per investire sulle donne. È stato un grande successo, che ci incoraggia a ripetere l?iniziativa.