Eccomi qui, tra crauti, tulipani, biciclette e formaggio: questa è l’Olanda!
Sono tante le cose che saltano agli occhi appena arrivati, dall?altezza esagerata degli abitanti locali alla lingua piena di incomprensibili suoni. Eh sì, infatti è una lingua che ti fa crollare tutte le certezze: di tutte le vocali dell’alfabeto solo la “a” suona come in italiano e devi presto scontrarti con la realtà che non riuscirai mai a pronunciare quegli strani suoni gutturali. Ma per diventate un vero Dutch alla fine non serve molto: una bici, un chipknip, una giacca impermeabile e qualche tulipano. E per essere olandese non bisogna neanche per forza drogarsi.
Ed è strano questo paese. Sicuramente diverso e non solo per la quantità inimmaginabile di biciclette che lo invadono.
Strano e diverso soprattutto perché diversa è la concezione dei diritti di cittadinanza. E non parlo del diritto al matrimonio omosessuale o alla legalità delle droghe leggere. Non è questo che interessa i cittadini olandesi, questo al massimo può interessare qualche giornale dalla curiosità pruriginosa in cerca della notizia pittoresca e divertente.
Diverso e maggiore è l?insieme dei diritti che formano la cittadinanza di un olandese.

Immaginate che a casa, insieme alla tessera sanitaria, senza averne fatto mai richiesta, vi arrivi una tessera per la libera e gratuita circolazione sugli autobus, treni, pullman e qualsiasi mezzo pubblico che circoli sulle strade olandesi. Questa tessera è valida fino al compimento del 26° compleanno. Immaginate anche che il Comune, insieme all?Università, faccia da intermediario per la ricerca di un alloggio da dividere insieme ad altri studenti. Immaginate anche che sia possibile, sempre e comunque, rintracciare l?impiegato pubblico che vi ha aiutato nello svolgimento di qualsiasi pratica e che qualsiasi comunicazione con un ufficio pubblico mostri in calce il nome, il cognome e i recapiti del responsabile di quel procedimento. Immaginate.

Abituati da una retorica molto in voga negli ultimi anni, in Italia ci siamo abituati ad essere utenti di qualche servizio, servizi erogati in maniera più o meno efficace, ma mai con una logica di diritto di cittadinanza. Se riuscissimo a parlare anche in Italia di diritto alla qualità della vita, oltre che di diritto ai servizi pubblici, la qualità dei servizi erogati non sarebbe solamente un elemento accessorio e non necessario, ma diventerebbe parte integrante del pacchetto di diritti che lo status di cittadino comporta. E? proprio quello che in Olanda si ricerca con ossessione, e che rientra (o almeno rientrava) all?interno di programmi dei partiti politici. Anche la pianificazione urbana è usata come uno strumento per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ogni luogo pubblico è raggiungibile in pochi minuti con i mezzi pubblici o in bicicletta e anche i quartieri più problematici sono provvisti di tutti i servizi pubblici essenziali.

Naturalmente so bene che non è tutto oro quello che luccica e che non esistono paesi perfetti, anche l?Olanda ha i suoi problemi e le sue storture, di cui vorrei continuare a parlarvi in seguito in altre puntate di questa corrispondenza. Anzi se c?è qualcosa di veramente provinciale è l?atteggiamento mentale di una certa emigrazione italiana all?estero, abituata a considerare l?Italia come un paese del Terzo Mondo e il proprio paese europeo d?accoglienza come il migliore dei mondi possibili.
Ma ugualmente non possiamo continuare a bearci, come continua a fare una certa Italia, di una qualità della vita ormai da cartolina, ?ma noi abbiamo il cibo, il sole, la moda?, come se queste nostre caratteristiche debbano escluderne obbligatoriamente tante altre. Mi ricordano un po? la risposta che si usava dare quando si portava l?esempio delle social-democrazie scandinave in tema di diritti e di servizi pubblici. Il presunto (perché mai verificato) alto numero di suicidi bastava a fermare qualsiasi discussione, come se una maggiore efficacia delle politiche pubbliche comportasse per forza qualche lato negativo e come se noi dovessimo scegliere tra il pacchetto ?tanta efficienza, tanta tristezza? o quello ?tanta inefficienza, tanta allegria?. Siamo proprio sicuro che questa scelta binaria sia l?unica possibile? E? ancora vero che ?basta che ce sta ?o sole? per avere una società migliore?