Torno da Oslo. Ai tempi dei Beatles, le ragazze norvegesi chiedevano altre cose (“Norwegian Wood”). Oggi vogliono sapere tutto sulla Lega Nord. Una studentessa, Ida Torske (idalovise@gmail.com), sta scrivendo la tesi su “Le donne nella Lega” e mi ha tempestato di domande. Le ho proposto: mezza giornata di guida turistica in cambio delle risposte. Mi ha portato sulla terrazza dell’Ekeberg Hotel: ute pils (birra all’aperto), rekesmørbrød (panino aperto con gamberetti), vista sul fiordo. Mi sdebito. Ecco “Lega Nord per Norvegesi” (e non solo). Se diffidate del giornalista, date retta al lombardo.

1) Non confondete la Lega con altre manifestazioni del populismo europeo. Il movimento di Haider, in Austria, aveva tratti xenofobi (reali, non verbali). Le Pen sapeva di tardo fascismo. La Lega tuona contro l’immigrazione, ma cerca il voto del “cittadino ordinario” (lo stesso fanno Hillary e McCain negli USA, rendendosi ridicoli). La sinistra italiana, quindi, stia attenta. Quando l’avversario vince facile, è perché riesce a rubare i voti popolari (la Thatcher come Reagan, Berlusconi come Sarkozy, Bossi più di tutti).

2) Partito delle proposte? Maroni dica ciò che vuole: ma la Lega Nord ha saputo intercettare lo scontento. L’ha fatto durante Tangentopoli (un’indignazione prontamente rimossa). L’ha rifatto oggi, in tempi di criminalità inquietante e Casta arrogante. I leghisti, come ha ricordato G.A. Stella su Corriere TV, sono stati i primi firmatari per l’aumento di stipendio ai parlamentari. Ma chi le ricorda, queste cose? La Lega continua a essere percepita come “anti-sistema”.

3) Bossi non va preso alla lettera. Nessun lombardo s’è mai sognato di “prendere i fucili” (forse i bresciani, per andare a quaglie). Certo: alcune frasi, messe tra virgolette in un lancio d’agenzia, sono agghiaccianti. La pessima immagine internazionale della Lega è dovuta a questo. Bossi, in 15 anni, è passato dagli insulti a Berlusconi (mafioso!) all’allenza; dal rito dell’ampolla a quello delle poltrone. L’uomo non è un mostro di coerenza, ma dimostra buon fiuto e una conduzione castrista del movimento. Maroni sarà il suo Raul.

4) La Lega parla di “federalismo” ma s’accontenta di più autonomia. Fiscale, soprattutto. Se Lombardia e Veneto ottenessero le condizioni del Trentino-Alto Adige, qui sarebbe una pacchia. Ma dove troviamo i soldi per il resto d’Italia? Portare mercato e buona amministrazione nel Mezzogiorno? Auguri. Per la prima volta, siamo sotto la media europea come prodotto pro-capite. A metà degli anni ’90, tra i grandi Paesi, ci superava solo la Germania.

5) Infine, le donne. Berlusconi le esibisce, la sinistra le adula, la Lega le ascolta. Sono pratiche, tenaci e passionali. Molte si sono rivelate buone amministratrici. Non fatevi ingannare dallo spettacolo ruspante di Miss Padania. Certe ragazze lombarde hanno più testa che petto, ed è tutto dire.

Dal Corriere della Sera di giovedì 24 aprile 2008