Indecifrabile e minacciosa, così appare la realtà sociale italiana. La crisi italiana è una crisi del sociale, intesa come incapacità di connettersi, di fare relazioni, di essere una comunità che sa stare insieme, aggregare, includere. Così il welfare tradizionale non basta più a dare sicurezza.
L?avarizia del welfare italiano verso donne e famiglie. Alle famiglie è destinata una spesa sociale pari appena all?1% del Pil. Il 59% degli italiani ritiene che oggi non si fanno figli perché i redditi familiari sono troppo bassi, il 27% sottolinea che si è troppo presi da se stessi, il 24% fa riferimento all?assenza di servizi di supporto alle famiglie, il 23% indica che si lavora troppo e non c?è tempo per pensare ad altro, mentre il 18% segnala la paura associata alla responsabilità di educare e crescere i figli. Rispetto alle donne europee, le italiane sono molto meno convinte che una donna che lavora può stabilire una relazione adeguata con i propri figli (lo pensa il 16% delle italiane rispetto a un dato medio europeo del 32%).
Il declino della funzione sociale dei processi formativi. Cresce la convinzione che studiare di più e più a lungo non paga, perché altri sono i percorsi di costruzione del proprio status e benessere sociale. Per oltre un quarto dei ragazzi di età compresa tra 14 e 19 anni non serve un titolo di studio per trovare lavoro. Per più del 55% sono convinti che ci si iscrive all?università soltanto perché non si hanno alternative. E quasi l?80% degli adolescenti italiani confessa di chiedersi spesso che senso ha stare a scuola. Gli insegnanti sono percepiti lontani, e su questa relazione non può non pesare l?età media dei docenti che in Italia risulta particolarmente elevata rispetto agli altri Paesi europei. Nella scuola secondaria superiore quasi il 53% degli insegnanti ha più di cinquant?anni, percentuale pari al 66,8% nella scuola inferiore e al 44% nella scuola primaria.
Che fine hanno fatto i 646 mila stranieri regolarizzati nel 2002? Nel 2007 erano 505 mila quelli che avevano ancora un lavoro ed erano ancora regolari. Il 60% si è trasferito in un?altra provincia per lavoro. Più di 88 mila si sono sposati. Sono segnali di grande vitalità, ma la riduzione del 22% di immigrati regolarizzati, sicuramente non usciti dall?Italia, indica che sono finiti nell?economia sommersa, a testimoniare la scarsa capacità del sistema sociale di includerli.
L?assistenza low cost delle badanti ritorna sommersa. Dal 2004 al 2007 si è registrato un calo drastico degli immigrati regolarizzati impegnati nei servizi alle famiglie pari a -20,8%, segno di un probabile ritorno al ?nero?. Il numero effettivo di badanti che lavorano in Italia è nettamente superiore ai dati ufficiali. Stime prudenziali consentono di fissare in 700-800 mila le persone che lavorano in famiglia e in 10 miliardi di euro il valore annuale della loro attività.