L?articolo 8 stabiliva che ?l?insegnamento è libero. Le condizioni di moralità e capacità, per chi intende professarlo, sono determinate dalla legge?. Tale articolo era contenuto sia in un emendamento del Ballanti e del Grillenzoni, sia in un altro proposto dal Salvatori-Braccio. I due emendamenti erano simili; il primo affermava che:?L?insegnamento è libero sotto le condizioni di moralità e di capacità determinate dalle leggi, e sotto la sorveglianza dello Stato. L?istruzione elementare necessaria ad ogni cittadino è gratuita ed obbligatoria?.
Il secondo: ?L?insegnamento è libero. Lo Stato, nei modi e nelle forme determinate dalla legge, ha sorveglianza suprema su tutti gli stabilimenti di educazione e di istruzione. L?istruzione primaria è obbligatoria per tutti i cittadini della Repubblica. Sarà data al popolo a spese del Governo.?
Salvo la parte i cui si prevedeva l?istruzione elementare gratuita e obbligatoria, i due emendamenti erano di ispirazione francese (art. 9 ?L?insegnamento è libero. La libertà di insegnamento si esercita secondo le condizioni di capacità e di moralità determinate dalle leggi, e sotto la sorveglianza dello Stato. Questa sorveglianza si estende a tutti gli istituti di educazione e di insegnamento, senza nessuna eccezione?); ma la libertà di insegnamento non aveva a Roma, dove il monopolio era della Chiesa, il significato che essa aveva per i cattolici francesi in lotta contro l?università napoleonica.
Il Saliceti si oppose ai due emendamenti affermando che: ?il professore, colui che insegna, altro non è se non un produttore, il quale presentasi sul mercato del mondo a spacciare le sue produzioni: i consumatori sono gli studenti. Ora io domando: nello spaccio di tutte le altre produzioni, indagate voi se il produttore abbia moralità? No sicuramente. E perché voi volete farlo nello spaccio della produzione dell?ingegno? Io credo che entrare nella morale sia assolutamente fuori del dominio del legislatore. In fatto di capacità io credo che i governi siano tutti stupidi: diceva un Papa: Messer Galileo se la terra girasse l?acqua uscirebbe dai pozzi. Il criterio di questo Papa è il criterio di tutti i governi? ( Ass. del risorg. ).
Il Bonaparte aggiunse che: ?Non senza ragione la vostra Commissione, o colleghi, ha voluto lasciare intatta almeno in apparenza, la questione dell?insegnamento. Voi tutti sapete come i gesuiti volevano la schiavitù dell?insegnamento in Roma e la libertà del medesimo in Francia: perché qui gli giova una cosa, oltremonte gliene giovava un?altra. Dopo quest?arma a due tagli, e dopo gli scandalosi effetti del monopolio universitario francese, è ben difficile decidere se un paese libero debba usare la sua repubblicana influenza sull?insegnamento pubblico, o se piuttosto la debba lasciare ai Municipi, ai cittadini?. IL Bonaparte concluse che bisognava lasciare intatta la questione, sostenendo che nelle parole ?la manifestazione di pensiero è libera? ( art. 7 della Costituz.) vi era quanto bastava per impedire alle future Assemblee e ai poteri esecutivi di falsare l?insegnamento pubblico.
Salvatori difese la sua proposta, fondata sull?affermazione della libertà e sulla sorveglianza da parte dello Stato.
Il deputato Audinot, pur sostenendo l?emendamento Ballanti-Grillenzoni, chiedeva la soppressione del concetto di sorveglianza da parte dello Stato, perché, col sottoporre l?istruzione pubblica alla sorveglianza esclusiva dello Stato, si sarebbe venuto a ?creare quel monopolio d?insegnamento?, contro cui si era tanto gridato in Francia e che era stato una delle ?cause della morale decadenza di quel paese? ( Ass. del Risorg. ). L?emendamento suggerito dall?Audinot eliminava la sorveglianza dello Stato, ma conservava l?incongruenza di sottomettere a condizioni l?esercizio di un diritto di libertà, dopo averlo proclamato tale. Nell?intenzione dell?Audinot le condizioni da stabilirsi non avrebbero riguardato l?insegnamento in se stesso, ma avrebbero garantito il pubblico sugli insegnanti.
Il Bonaparte replicò all?Audinot che ?il dire l?insegnamento è libero in questo modo è lo stesso che dire a un uomo siete libero legandogli le gambe e le braccia?.
Il Cannonieri si dichiarò contrario alla libertà assoluta dell?insegnamento, che avrebbe condotta alla rovina della società, sostenendo la necessità del controllo da parte dello Stato.
Il Lizabe-Ruffoni parlò, invece, in favore del controllo statale sulla moralità e sulla capacità degli insegnanti e concluse?voi dunque svestireste della più suprema delle autorità il Governo, voi vi torrete l?esercizio del più sublime dei suoi doveri, quello cioè di farsi educatore del popolo??.
Lo Sterbini si espresse in termini rivoluzionari e pratici ricordando che a Roma si era in un caso eccezionale per cui era necessario ?esser un poco tiranni in questa faccenda, giacchè noi dobbiamo formare una nuova generazione e dobbiamo mettere l?insegnamento nelle mani delle persone veramente repubblicane? ( Le Ass. del Risorg. ).
Si passò alla votazione. La prima parte ?L?insegnamento è libero? fu adottata.
La seconda modificata dal Ballanti in accordo con l?Audinot: ?Le condizioni di moralità e capacità per chi intende professarlo, sono determinate dalla legge?, fu approvata per appello nominale con 64 si e 52 no.
Mentre la parte aggiuntiva degli emendamenti che prevedeva l?obbligatorietà e gratuità dell?insegnamento primario non fu accolta in quanto si ritenne sia inutile il concetto dell?insegnamento gratuito, avendo già l?Assemblea deliberato che la Repubblica aveva il compito di curare l?educazione di tutti i cittadini, al fine di migliorare la loro condizione con l?industria, col lavoro, coll?ingegno, sia tirannica e imperfetta l?obbligatorietà dell?insegnamento stesso. Ma il Ballanti sostenne che l?insegnamento primario doveva essere gratuito, perché le spese di questo stavano allora a carico dei comuni, e specialmente di quelli che non potevano garantire al maestro uno stipendio; e ?che non è tirannico ma giusto, perché la società non solo ha il diritto, ma il dovere di tutelare la sicurezza pubblica contro gli attacchi della malizia per lo più congiunta all?ignoranza?.
Il Grillenzoni difese anch?esso la sua proposta, sostenendo che: ?se si fosse d?accordo sulla obbligatorietà dell?istruzione, questa dovrebbe necessariamente esser gratuita, giacchè, quando la legge impone un?obbligazione da soddisfare, deve somministrare anche i mezzi per renderne possibile l?adempimento? ( Ass. del Risorg. ). Come detto l?articolo fu ritirato.
Quindi la formula finale dell?articolo 8 fu: ?L?insegnamento è libero. Le condizioni di moralità e capacità, per chi intende professarlo, sono determinate dalla legge?.
Con tale articolo si voleva garantire che l?insegnamento fosse libero e che il diritto del Governo fosse limitato a ?prescrivere come garanzia per la società, alcune condizioni di capacità e moralità?. Tali condizioni dovevano bastare a impedire ed evitare il pericolo che uomini retrivi, che ciarlatani o gesuiti tornassero a impossessarsi dell?istruzione, fondamento dell?educazione morale di un popolo.
La seconda parte dell?articolo, diversa da quella proposta nei due emendamenti, veniva a rappresentare il trionfo del moralismo repubblicano, storicamente contrapposto all?egemonia ecclesiastica.
Ancora una volta la Costituzione della Repubblica Romana si dimostrò all?avanguardia, soprattutto nei confronti degli altri Statuti italici dell?epoca che non prevedevano una tale libertà.
Con l?articolo 8 si intendeva, da una parte, tutelare il docente contro ogni costrizione o condizionamento da parte dei pubblici poteri, cioè si voleva assicurare all?insegnante un?assoluta autonomia circa gli indirizzi culturali da elaborare o da seguire; dall?altra si intendeva proteggere la società prescrivendo, per l?insegnante, alcune condizioni di capacità e moralità volte ad evitare che uomini ?non repubblicani? potessero impadronirsi dell?istruzione, base dell?educazione morale di un popolo.