L?obiezione di coscienza da don Milani al giovane Van der Ver
L?art. 52 della Costituzione dichiara sacro il dovere di ogni cittadino di difendere la Patria e sancisce il dovere del servizio militare obbligatorio ?nei limiti e modi stabiliti dalla legge? , derogando, di fatto, al principio generale di eguaglianza fra uomo e donna (riguardando il servizio militare i soli cittadini di sesso maschile). Su questo principio si fondava, anche, la cosiddetta ?obiezione di coscienza?, sotto forma di ?servizio sostitutivo civile? , oltre che di ?servizio militare non armato? . Se si tiene conto dell?art. 11 della Costituzione, in cui si ripudia alla guerra, si comprende che la difesa della patria ha un significato ben più ampio e comprende l?impegno di concorrere alla pace, fondata non solo sull?assenza di guerra, ma anche sulla solidarietà e sulla giustizia fra i popoli (fratellanza). Quindi il rifiuto di prestare il servizio militare non va ritenuto incompatibile col dovere di difendere la patria. In tal senso la Corte Costituzionale, con la sentenza 164/1985, ha dichiarato come il dovere di difendere la Patria ?trascenda e superi lo stesso dovere del servizio militare essendo suscettibile di adempimento attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato? . Tale sentenza ha aperto la strada al riconoscimento dell?obiezione di coscienza come diritto soggettivo dell?individuo che, per contrarietà all?uso delle armi, non accetti l?arruolamento, preferendo svolgere attività socialmente utili, purché non esistano condizioni ostative che implichino una contraddizione obiettiva con la richiesta del chiamato alla leva di prestare servizio civile. Tale riconoscimento si era già concretizzato con la legge 772/1972 che prevedeva un servizio civile sostitutivo per gli obbligati alla leva, che si fossero dichiarati contrari, in ogni circostanza, all?uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza (di carattere religioso, filosofico o morale ) sulla cui sussistenza era chiamata a pronunciarsi una commissione ministeriale; tale servizio era, perciò, diverso per natura ed autonomo dal servizio militare ( tale legge fu abrogata e sostituita dalla legge 230/1998).
È da ricordare che nel 1943 fu condannato a morte da un tribunale militare e giustiziato un contadino austriaco, Franz Jagerstatter, che si era rifiutato di prestare giuramento e di combattere per l?esercito tedesco, cioè per una causa folle. In Italia don Milani, nel 1965, fu chiamato a rispondere davanti al Tribunale di Roma del reato di istigazione a delinquere e a disobbedire alle leggi militari per aver rivendicato pubblicamente il diritto all?obiezione di coscienza, allora non previsto dalla legge. Don Milani venne assolto nel 1966, la sentenza fu impugnata, ma ormai nel nostro paese si stava affermando un forte dibattito che portò, appunto, all?approvazione della legge 772: questi due casi chiariscono le ragioni che portarono il nostro Parlamento ad emanare la legge 772, modificata successivamente dalla legge 695 del 1974.
Oggi la legislazione sull?obiezione di coscienza e sulla leva obbligatoria è stata superata con la legge 331 del 2000 che ha introdotto il servizio militare professionale, sospendendo il servizio di leva obbligatorio (legge 226/2004). A seguito di tale riforma il sevizio civile, sostitutivo del servizio militare obbligatorio, si è trasformato nel servizio civile nazionale, istituito con la legge 64/2001 attuata dal D.lgs. 77/2002. Esso consiste nella possibilità data ai giovani (uomini e donne), di età compresa fra i 18 e i 28 anni, di svolgere, per un anno, attività di tipo sociale.
Un altro esempio di obiezione di coscienza fu quello del giovane Van der Ver che, nel 1896, inviò una lettera, dall?eloquente titolo ?non uccidere? , al comandante della Guardia Nazionale olandese, in cui dichiarava di esser contrario alla guerra, e che quindi si rifiutava di prestare sevizio militare. Egli scrisse: ?benché io non sia un cristiano, comprendo tuttavia meglio della maggioranza dei cristiani il comandamento non uccidere, e che è insito nella natura, nonché nella ragione umana. Quand?ero ancora fanciullo, non avevo nulla in contrario ad apprendere il mestiere del soldato, l?arte, cioè, d?uccidere; ma ora mi rifiuto! In particolar modo non intendo uccidere a comando, ovverosia commettere un omicidio che vada contro la mia coscienza e che nulla, nessun personale impulso o motivo, mi spingerebbe a commettere? Ma voi mi direte forse che la Guardia Nazionale deve altresì, e anzi soprattutto, contribuire all?ordine pubblico. Signor comandante, se l?ordine regnasse davvero nella nostra società, se l?organismo sociale fosse davvero sano- in altri termini: se non vi fossero, nei rapporti sociali, abusi tanto stridenti, se non fosse ammissibile che uno muoia di fame mentre un altro può permettersi tutti i capricci del lusso- allora mi vedreste in prima fila tra i difensori di questo ordine pubblico; ma io mi rifiuto incondizionatamente di contribuire al mantenimento dell?attuale, cosiddetto ordine pubblico?il mantenimento di quest?ordine pubblico significa dar manforte ai ricchi contro i lavoratori ridotti in miseria, che cominciano a divenir consapevoli dei propri diritti? Appunto per tutte queste ragioni, e in particolar modo perché odio l?omicidio a comando, io mi rifiuto di prestar servizio nella Guardia Nazionale, per cui vi pregherei di non farmi recapitare l?uniforme, ne le armi, giacché ho la ferma intenzione di non farne uso? .
Tolstoj pubblicò e commentò questa lettera in suo articolo, apparso in diversi paesi europei, contro il servizio militare: ?Questa lettera ha, a mio parere, un grande significato. Le renitenze al servizio militare son cominciate, negli stati cristiani, da quando negli stati cristiani è cominciato il servizio militare, o piuttosto da quando gli stati, il potere dei quali si fonda sulla violenza, hanno accolto il cristianesimo senza rifiutar la violenza. D?altronde non avrebbe potuto esser altrimenti: un cristiano, la cui dottrina gli impone la mitezza, la non resistenza al male, l?amore per tutti, persino per i nemici, non può esser un soldato, non può cioè appartenere al ceto di coloro il cui unico compito è quello di uccidere i loro simili. E perciò i veri cristiani si sono sempre rifiutati e si rifiutano tuttora di prestare il servizio militare? Ma ecco che si fa avanti un uomo che non è un cristiano, come egli stesso dichiara, e che si rifiuta di prestare il servizio militare non per motivi religiosi, bensì per motivi semplicissimi, comprensibili a ciascun uomo quale che sia la sua confessione religiosa o la sua nazionalità?Se Van der Ver si rifiuta di prestare il servizio militare non è perché egli segua il comandamento ?non uccidere?, nè perché egli sia un cristiano, ma perché ritiene che l?omicidio sia contrario alla ragione umana? Nessun argomento può contestare questa semplice verità: un uomo che abbia rispetto di se non può in nessun modo farsi schiavo d?un padrone a lui sconosciuto, o che egli magari conosce, ma il cui scopo è l?omicidio. E il servizio militare, con tutta la sua disciplina,non è altro che questo? Van der Ver dice di non esser cristiano, ma le motivazioni del suo rifiuto e del suo modo d?agire sono cristiane: egli si rifiuta di prestare il servizio militare perché non vuole uccidere un fratello; si rifiuta di obbedire perché i comandi della sua coscienza sono per lui più vincolanti di quel che gli comandano gli uomini. Appunto perciò è particolarmente importante questo gesto di Van der Ver?.Al rifiuto di Van der Ver ne seguiranno altri analoghi, sempre più spesso, e non appena saranno divenuti molti, ciascun di coloro che ancora ieri andava dicendo che delle guerre non si può fare a meno in alcun caso, comincerà a dire d?aver predicato già da gran tempo contro tutta la follia e l?immoralità d?ogni guerra e vi consiglierà di agire come Van der Ver, e della guerra e dell?esercito non rimarrà più che il ricordo ( Tolstoj, L?avvicinarsi della fine) .