Barack Obama era ancora un bambino quando in un discorso tenuto a Washington fu detto: ?I have a dream?: che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza? e nel sud degli Stati Uniti era ancora in vigore la discriminazione razziale nei confronti delle minoranze di colore.
Martin Luther King, ovunque sia, può essere fiero di quella magica frase e gioire nel vedere realizzato il suo sogno con l?elezione di un afro-americano a Presidente del suo paese.
La stessa gioia che accomuna Ghandi e tanti altri apostoli della non violenza, che spesso hanno pagato con il prezzo più alto alle forze oscure della discriminazione e dell?intolleranza la personale testimonianza alla realizzazione del proprio sogno.
Uomini che hanno combattuto la loro battaglia senza divisioni, ma con la sola, incrollabile fede nei propri ideali. E hanno vinto; mentre chi sulla forza di quelle ?divisioni? contava, ha visto sgretolare il proprio impero e dissolversi le proprie ambizioni, che non hanno retto alla prova della storia. Perché nessun progresso vi può essere e nessuna battaglia può essere vinta con la violenza e l?oppressione, ma solo con la forza morale e la capacità di cambiare il cuore dell?uomo.
E qui viene spontanea una considerazione e una domanda.
Il nostro paese ha sempre espresso, e in una certa misura continua a esprimere, giganti nel campo dell?arte, della scienza, della musica.
Perché da tanto tempo in campo politico è in grado di esprimere solo dei ?nani?, incapaci di elevare il discorso, spesso rissoso, al di sopra di una miope visione di parte e di una futile lite di condominio?
Andando all?estero, è facile percepire la provincialità, l?inconsistenza e la banalità del nostro dibattito politico, che mai trova eco nelle altrui opinioni pubbliche, perché ben poco ha da dire sul piano dei grandi temi etici economici e politici.
?I have a dream?, ed è il sogno del cittadino medio, quello che lavora per mandare avanti la propria famiglia, e con essa il proprio paese, che sogna un futuro migliore per sé e per i propri figli: una classe politica degna, che superi la visione di parte nell?ottica di un superiore bene comune, che collabori, nel rispetto dei reciproci ruoli imposti da una sana democrazia, alla soluzione dei tanti problemi che affliggono il nostro paese, che sia capace di concepire e realizzare un futuro migliore e offrire un autorevole contributo ai grandi temi della società contemporanea.
Forse solo un sogno. Ma l?indipendenza dell?India, la pacifica convivenza di indù e mussulmani o di bianchi e neri nel Sudafrica, lo stesso Obama, non erano forse l?utopia di uomini che con tenacia e determinazione hanno saputo perseguire e realizzare il proprio sogno?