Il nostro paese è ormai in preda ad una “psicosi da immigrato”, sembra che la causa di tutti i nostri mali sia da attribuire alla presenza dello “straniero” nelle nostre città. Non mi stupisce questo atteggiamento. Quando le cose vanno male “l’uomo” ha bisogno di prendersela con qualcuno, ha bisogno di un nemico da combattere, di qualcuno a cui addossare la colpa e siccome questo qualcuno altri non dovrebbero essere che i propri governanti (oltre a se stesso che continua a votarli) ecco allora che chi governa ha tutto l’interesse a spostare il centro del problema, trovare un capro espiatorio verso cui orientare la propria rabbia.
E chi meglio dell’immigrato? L’atteggiamento di quella politica che continua a soffiare sul fuoco dell’intolleranza per allontanare da sé il bersaglio della protesta è un atteggiamento criminale.
Parallelamente, però, non bisogna istintivamente parlare di razzismo per ogni episodio che coinvolga cittadini non italiani perché altrimenti si rischia di non cogliere altre problematiche.
Nel caso di Mory Diouf a me sembra che il problema sia un altro.
A me è capitato diverse volte di ascoltare voci, urla o liti provenire dalla strada o dal mio condominio ma mai mi è venuto in mente di andare a controllare cosa stesse accadendo armato di un fucile a pompa.
Lo trovo un atteggiamento folle. In una situazione del genere la possibilità che ne esca una tragedia è decisamente molto elevata. Ci è andato di mezzo Mory ma penso che sarebbe potuto capitare a chiunque altro, indipendentemente dal colore della pelle.
Ora, che ad un qualunque cittadino con manie da Rambo venga incautamente concesso un porto d’armi è un fatto grave. Che questo cittadino sia un poliziotto tra l’altro conosciutissimo in città per essersi già messo in luce per episodi poco rassicuranti, lo trovo sconcertante.
Le forze dell’ordine non fanno un lavoro come tanti altri. Svolgono una missione come può essere per il medico o il sacerdote. Sono i garanti dell’ordine e della sicurezza e come tali devono rappresentare un punto di riferimento. Mi rendo conto che sono uomini e donne come tutti gli altri e che quindi siano ragionevolmente lo specchio della società con i propri vizi e le proprie virtù ma mi auguro che tutti coloro che ogni giorno rischiano la propria vita per garantire la nostra incolumità non cadano nella tentazione di difendere ma sappiano prendere le distanze, isolare e denunciare certi assurdi atteggiamenti.
Abbiamo tutti bisogno di continuare ad avere fiducia nel loro ruolo e nella loro capacità di saper scegliere chi può agirlo e chi no.