Durante la scorsa campagna elettorale, poco prima delle elezioni, quando sembrava che il PD fosse in rimonta, scrissi due mail a Enrico letta ? il 14 e il 18 marzo 2008 ? proponendo alcuni temi ?caldi? per l?ultimo assalto prima del voto. Riporto i testi delle due mail:
?Caro Enrico,
tutti gli istituti demoscopici concordano nel dire che vincerà le elezioni quel partito che riuscirà a spostare verso di sé il 35% dell?elettorato tuttora indeciso.
Perché questo elettorato è indeciso? Perché sta valutando i programmi di tutti gli schieramenti in campo? Non scherziamo!
Questo elettorato è indeciso perché non si fida più della politica, perché vede nei politici una casta. E quindi non si fida nemmeno dei programmi che la casta propone (che peraltro, agli occhi dei più, appaiono sovrapponibili).
Occorre ridare un?etica alla politica.
Se vogliamo vincere le elezioni ?e un grande comunicatore come Veltroni dovrebbe capirlo, speriamo lo capisca prima dell?altro grande comunicatore ? dobbiamo colpire al cuore questo elettorato scontento e annunciare al Paese che al primo Consiglio dei Ministri verrà costruita una nuova etica della politica italiana, che prevede:
la riduzione del 50 % degli stipendi dei parlamentari
la fine della pensione dopo due anni e mezzo di legislatura (non era la tua proposta alle primarie?)
la fine di tutti i privilegi (come la gratuità ai parlamentari dei cinema, teatri, stadi e treni e via dicendo).
Questo è il messaggio forte e innovativo che sposterà i voti, non l?annuncio di campi scuola o la riduzione del rapporto deficit/PIL. Ripeto: questo non è populismo o qualunquismo, è ridare un?etica alla vita politica, dove il parlamentare deve essere inteso dai cittadini come un servitore dello stato e non un privilegiato. Non basta proporre in lista giovani di bella presenza se non aggiungiamo questo messaggio ai loro volti: giovani, belli e senza privilegi?.
Nella successiva mail riprendevo questi temi:
?Avevo proposto ? due parole d?ordine, che finora mi sembravano, le grandi assenti nel dibattito politico e capaci di smuovere quella parte di elettorato ancora indeciso per sfiducia verso una politica senza etica e centro di privilegi.
La prima parola d?ordine era: ?Riduciamo del 50% lo stipendio dei parlamentari ?. Ieri vedo con piacere che Veltroni ha lanciato questo tema.
La seconda parola d?ordine che proponevo era invece : ?Aboliamo quello scandalo delle pensioni dei parlamentari che maturano dopo due anni e sei mesi di legislatura ? (Tema peraltro caro ad Enrico durante le primarie)
?e concludevo
Il messaggio, di grande impatto mediatico, potrebbe essere questo:
?Anche noi, come Berlusconi, vogliamo ritoccare le pensioni. Sì, ma non vogliamo ritoccare le pensioni di chi ha lavorato duramente per quarant?anni, vogliamo ritoccare quelle dei parlamentari e ci impegnamo come Partito Democratico, al primo Consiglio dei Ministri, ad abolire i privilegi pensionistici per deputati e senatori. Con noi al Governo a deputati e senatori verrà riconosciuta la pensione con la stessa normativa prevista per il servizio militare né più né meno.?
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Questo scrivevo un anno fa. E? passato solo un anno, ma sembra un secolo: le elezioni le abbiamo perse con un margine netto (altro che rimonta!), il PD è entrato in una crisi via via sempre più profonda, Berlusconi regna come sovrano indiscusso attorniato da tanti fedeli vassalli, Veltroni si è dimesso e ora è la volta di Franceschini.
Rileggendo quelle due mail, però, le trovo ancora attuali. Sia perché i privilegi della casta giacciono tuttora immutati (piccola recente dimostrazione ? con tutta la sollevazione mediatica che l?ha accompagnata ? è stata la riduzione dei prezzi alla buvette dei parlamentari, mentre fuori i generi alimentari di prima necessità raddoppiano), sia perché la riforma delle pensioni (aumento dell?età delle pensioni per le donne nel pubblico impiego) è un tema tornato proprio in questi giorni di prima attualità.
Vorrei pertanto re-inviare idealmente quelle due mail a Franceschini, che ha saputo, dopo mesi di assenza ( forse addirittura per la prima volta), far entrare prepotentemente una proposta del PD al centro del dibattito politico, mettendo in grave difficoltà tutto il centrodestra.
Adesso, dopo il sussidio ai licenziati precari, caro Segretario, l’altro cavallo di battaglia del nuovo PD potrebbe essere proprio questo:
1. lanciare la proposta di riforma delle pensioni per i parlamentari . Tale proposta sarebbe tanto più efficace in questo momento proprio in quanto il Governo sta proponendo l?allungamento dell?età pensionabile per le donne nel pubblico impiego
2. riduzione degli stipendi per i parlamentari (anche autonomamente per il solo gruppo PD) e fine di tutti i privilegi collegati. Anche qui si metterebbe in grave difficoltà il Governo che non accetta la proposta PD del sussidio ai precari licenziati.
3. proporre l?aumento di 10 volte del bar e della buvette (altro che riduzione o ritorno ai vecchi prezzi: è troppo poco!) e differenza data in beneficenza.
Non sarebbe populismo questo, ma sarebbe un modo per avvicinare la politica allo stato reale del paese, ai problemi concreti delle persone che tutti i giorni vivono nella precarietà e non hanno certezza del proprio reddito, del proprio futuro.
In un Paese in cui la cassa integrazione è cresciuta del 550% occorrono proposte innovative che vadano al cuore della gente, soprattutto di quella parte della società che è in grave difficoltà.
Che il Partito Democratico marchi la differenza col centrodestra e adotti nel suo Codice Etico queste proposte: autoriduzione degli stipendi, rinuncia alle pensioni rinuncia di tutti i privilegi. Si potrebbe meschinamente obiettare che è impossibile rinunciare a stipendi e pensioni d?oro se il Parlamento non legifera e allora si dia tutto comunque in beneficenza! Si crei una fondazione con finalità sociali dove far confluire il surplus.
Caro segretario, occorre un partito nuovo (non un nuovo partito, di partiti ce ne sono anche troppi) un partito che ridia un?etica alla politica! Altrimenti con la crisi economica, sociale e di valori, che stiamo vivendo, si sgretolerà la coesione dell?intera società italiana e non ci sarà partito che tenga.
In un Paese che soffre non possono esistere isole felici. Rimarchiamo la differenza: non siamo tutti uguali. O no?