“È un episodio senza precedenti” – afferma Padre La Manna, presidente del Centro Astalli – “Su quelle imbarcazioni c?erano donne, minori e, con tutta probabilità, richiedenti asilo che avevano il diritto di essere accolti e soccorsi nel paese più vicino. Il principio di non respingimento e il diritto alla protezione internazionale sanciti dalla Convenzione di Ginevra sul riconoscimento dello status di rifugiato sono stati palesemente violati dal governo italiano. Esprimiamo grave e seria preoccupazione per la sorte delle persone rimandate in Libia a cui si aggiunge profondo sconcerto e dolore per le pubbliche manifestazioni di esultanza del Ministro dell?Interno Roberto Maroni”.
Il respingimento coatto in Libia di 227 uomini, donne e bambini operato dalle autorità italiane è assolutamente inaccettabile. Senza aver avuto la possibilità di presentare domanda d’asilo, questi migranti ora rischiano di subire maltrattamenti oppure di essere riconsegnati ai loro persecutori.
Il 6 maggio 2009 tre barconi con a bordo 227 migranti sono stati intercettati dalle autorità italiane in acque Sar (Search and Rescue) di competenza maltese (35 miglia a largo di Lampedusa). Ai migranti non è stata data la possibilità di chiedere asilo. Nel giro di 24 ore, il Governo italiano ha preso la decisione di riportarli in Libia.
Questa decisione, salutata come una svolta storica nella lotta all’immigrazione clandestina, ignora del tutto il fatto che molti di coloro che arrivano attraversando il Canale di Sicilia sono persone bisognose di protezione internazionale.
A questi migranti deve essere data la possibilità di presentare domanda d’asilo e di accedere a una equa procedura d’asilo. Il 75% dei migranti arrivati lungo la stessa rotta nel 2008 hanno presentato domanda d’asilo e al 50% di loro è stata concessa una forma di protezione internazionale. Questi dati rivelano con chiarezza che un numero significativo di migranti che arrivano via mare hanno bisogno di protezione.
Dal momento che le politiche dell’Unione Europea restringono ulteriormente le vie legali di immigrazione, i migranti usano sempre di più rotte illegali e estremamente pericolose per entrare in Europa. La Libia non offre a questi migranti alcuna forma di protezione, non avendo ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 ed essendo pertanto sprovvista di un vero e proprio sistema d’asilo.
In Libia, persone che hanno conclamato diritto alla protezione internazionale continuano ad essere detenuti e rimpatriati. Migranti e rifugiati che arrivano a Malta descrivono ripetutamente di essere stati detenuti per mesi in Libia, in condizioni spaventose, e di essere stati gravemente malmenati per aver violato la legge sull’immigrazione. Tali testimonianze sono avvalorate da rapporti del UNHCR e di Amnesty International.
L’iniziativa dell’Italia viola apertamente la Convenzione Europea dei Diritti Umani, il diritto d’asilo così come è formulato nell’Articolo 18 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e la Direttiva Europea sulle Procedure d’Asilo. Tutti gli Stati europei sono vincolati all’osservanza di questa legislazione internazionale e del principio di non-refoulement ; che afferma che nessuno può essere respinto in Paesi in cui possa essere esposto al rischio di subire tortura e punizioni o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Ogni Stato ha il diritto e il dovere di controllare i propri confini, ma nel rispetto di queste norme. Le azioni condotte oggi dall’Italia minacciano i valori fondanti dell’intera Unione Europea.
Gli uffici del JRS in Europa chiedono agli Stati Membri dell’Unione Europea di garantire che:
– tutti i richiedenti asilo nella loro giurisdizione effettiva abbiano accesso a un territorio dove possano presentare domanda d’asilo, in modo che tutti coloro che necessitano protezione possano essere identificati e a vedere riconosciuto il loro diritto;
– nessuno sia respinto in un Paese dove potrebbe subire gravi violazione dei diritti umani.
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