Si avvicina il tempo di elezioni, ancora una volta, e sono tanti i pensieri che mi vengono, primo fra tutti: ma chi voto stavolta? Degli schieramenti, ho imparato a diffidare e sono pochi quelli che non propongono liste di raccomandati, indagati, ecc. Di persone dirette non ne conosco personalmente nessuno, ed ammetto anche perché non ho avuto modo di informarmi adeguatamente e per tempo; per altro, nonostante sia europeista convinto, anche per me il governo dell’Europa è qualcosa di troppo lontano, poco coinvolgente, e sempre a rischio dell’effetto magna-magna (mica solo importato dalla nostrana penisola, vedi il caso del rapporto sulla non adozione di software libero prima sparito e poi miracolosamente ritrovato, a fine legislatura ? peraltro grazie al lavoro costante dell’Onorevole Marco Cappato).
E mentre da buon cittadino aspetto i mezzi pubblici per rientrare dal lavoro, arrovellandomi su queste ed altre questioni, non posso non notare l’ennesimo scempio di carta per queste elezioni, manifesti attaccati rigorosamente dappertutto, uno sull’altro fino a formare spessori di qualche decina di centimetri… per cosa?
E mi sono messo ad osservare più attentamente le caratteristiche dei cartelli (lasciamo perdere lo scandalo delle affissioni abusive). Una prima considerazione è che le tipologie poco differiscono fra destra, centro e sinistra, con qualche eccezione. Io ne ho individuate sostanzialmente tre: logo del partito in formato mastodontico, ed eventuali nomi di persone ben piccolini; faccione di persone formato gigante, con logo più o meno visibile; candidati sconosciuti assieme a personaggi noti.
Il mio pensiero, molto proletario, sulle tre tipologie, è il seguente: nel primo caso mi chiedo chi ancora non conosca i loghi principali della politica italiana, e se a me elettore, che ho in genere una mia coscienza politica già formata, possa interessare vedermi riproposto ancora il logo che sostengo o che aborro, o se mi può far cambiare parere dentro la cabina. Ovviamente no. Nel secondo caso mi chiedo perché mi debba interessare andare a contare i punti neri sul naso del candidato (per altro mai ravvisati: o si tratta di alieni, o le foto sono tutte ritoccate digitalmente: credo di sapere la risposta), quando è storicamente palese e dimostrato che del suddetto personaggio non si sentirà mai più parlare, o perché se n’è già parlato troppo in Italia e quindi cerca di rifarsi un po’ di verginità all’estero, oppure perché effettivamente non lo conosce nessuno e ancora meno sarà conosciuto fra i meandri dei palazzi europei (le eccezioni sono appunto eccezioni che non confermano la regola). Nel terzo caso, ammetto di essere fuorviato nel giudizio dal ?partito? del candidato, ma il pensiero si esprime in tre parole: ?il solito raccomandato?.
Provo a questo punto a fare un passo avanti. Ma cosa mi sarei aspettato io da un manifesto elettorale? Il logo sicuramente, è quello che si stampa visivamente meglio nella memoria e che poi ritrovo in cabina elettorale; il nome pure, si sa mai che sia familiare o particolare e posso scriverlo sulla scheda, ma quello che a me interessa è sapere cosa propongono, qual’è il programma, e che tipo di persona è il candidato in questione. Non mi sembra di chiedere troppo, ma semplicemente l’ABC di una elezione. Per i primi due aspetti, viene messa a dura prova la capacità di sintesi ed espressiva al contempo del candidato, o dell’ufficio stampa (o marketing, tanto ormai cambio poco), per il terzo le tecnologie di informazione e comunicazione vengono in aiuto e un bel indirizzo web di facile memorizzazione mi può permettere di capire se queste persone sanno usare un computer, se sono familiari con i social network, se mantengono un blog personalmente (o se lo fanno per loro delle agenzie di public relations), permettendo quindi di avere un contatto diretto con la base elettorale anche dalle latitudini più elevate, e se possono fornire un esempio delle loro capacità di relazione in lingua straniera (saranno pur stati invitati in qualche conferenza all’estero nel corso della loro brillante carriera professionale, no? O come pensano altrimenti di avere le conoscenze e le capacità di fare politica in un contesto europeo e multietnico?). Lo so, quest’ultimo punto è una deformazione professionale.
Nel mio piccolo, non ho trovato un solo manifesto che mi abbia effettivamente convinto o semplicemente aiutato a votare una persona o uno schieramento. Da qui, due annose domande non mi danno pace: ?cui prodest? questo spreco di carta? Ma soprattutto, chi voto a queste elezioni?