Ciao Amedeo,
condivido molto di quello che hai scritto sulla generazione del Quo.
C’è però secondo me qualcos’altro.
Io di anni ne faccio 34 in questi giorni, non proprio 40 quindi, ma
più o meno siamo lì.
Per quanto riguarda le influenze che abbiamo avuto, una delle più
forti è stata quella di aver avuto dei genitori che ci dicevano che le
nostre proteste erano nulla rispetto alle loro; ogni volta che c’era
ad esempio un’occupazione a scuola, un corteo un po’ più forte o
altro, ci si ritrovava sempre a casa con i genitori che ti dicevano
che la tua protesta era nulla rispetto a quelle del 68. Il tutto
veniva detto da persone che, come dici tu in modo ottimale, nel
migliore dei casi erano diventate riformiste.
Puoi immaginare come questo ci abbia fatto crescere cercando di essere
diversi dai nostri genitori, a che serve essere rivoluzionari per poi
diventare così? Bisognava trovare un modo diverso.
Altro modo immediato di esprimere la voglia di cambiamento poteva
essere quello di manifestare più “duramente”, ma per fortuna la
lezione del terrorismo ci ha resi molto più consapevoli di a che cosa
si andava incontro su quella strada.
Quello che voglio evidenziare però è che un’altra via facile da
immaginare era preclusa.
Ci siamo trovati in un limbo dove tutto andava inventato. Un limbo
dove non avevamo davanti a noi delle posizioni ferme e rigide contro
le quali scagliarsi come immagino sia stato invece per i nostri
genitori.
C’è poi stato il boom della comunicazione, questo ci ha reso più
consapevoli di moltissime cose, ma ha anche richiesto tempo. Pensare e
muoversi in modo globale è infatti molto lento.
Fatta questa lunga premessa vorrei concludere dicendo che noi la
nostra rivoluzione la stiamo facendo, non è certo un movimento di
massa che richiama l’attenzione dei media (no comment
sull’informazione), ma è comunque molto forte. Il fatto è che non la
si vede perché si è abituati a considerare “rivoluzione” quello che
“rivoluzione” era 40 anni fa.
La nostra rivoluzione è nel modo di vivere più consapevole
dell’ambiente, delle dinamiche economiche e dei rapporti umani. Parlo
quindi di quei temi quali consumo critico, risparmio energetico,
microcredito, commercio equo, etc.
Tutti noi ormai siamo abituati ad andare in una bottega del commercio
equo e comprare il caffè, ci sembra una cosa banale, ma dobbiamo
pensare che c’è stato qualcuno che in modo rivoluzionario ha
introdotto e sostenuto questa economia pulita nella società: i
quarantenni di oggi.
Siamo persone che discutono, elaborano e provano continuamente nuovi
stili di vita; stili di vita che non siano principalmente distruttivi
del prima, ma costruttivi del dopo.
È una rivoluzione invisibile, ma piano piano sta permeando la società.
Chiudo dicendo che ho scoperto da poco che i risultati raggiunti da
noi in Italia in questo senso lasciano a bocca aperta gli altri
europei; discutendo con loro nei primi 5 minuti ci si vergogna di
essere italiani a causa di Berlusconi, ma alla fine, dopo aver
raccontato questa nostra rivoluzione, rimangono spesso letteralmente
stupiti e increduli che si possa aver realizzato tanto.
Li si vede infine andar via ancora più confusi mentre si chiedono:
“Come è possibile che in un paese dove sono stati capaci di fare tutto
questo eleggano poi Berlusconi?!?”
Ma questa è un’altra storia…