Il caso Binetti apre orizzonti densi di nuvole per il PD. E di incertezze.
Incertezze sui contenuti innanzi tutto ( per usare termini di marketing, sull?offerta politica da proporre al cliente-elettore).
Incertezze sulla sua immagine di partito (plurale? autoreferenziale? settario?)
Incertezze sulla comunicazione esterna (quale messaggio offrire ai proprie elettori, un solo messaggio o più messaggi?)
Insomma sono le incertezze tipiche che abbiamo lasciato col governo Prodi. Ancora presenti, ancora non avviate a soluzione.
Siamo d?accordo in linea di principio con Pierluigi Battista (Corriere della Sera, 16 ottobre, Cacciare la teodem ?aliena e nemica?
Lo stesso principio però dovrebbe valere per tutti ?i grandi partiti?. Perché questo principio si solleva sempre e solo per il PD? Eppure se leggiamo le pagine dello stesso giornale troviamo questa notizia sintomatica: ?Via libera alla banca per il Mezzogiorno. ..Fitto e Prestigiacomo critici. Poi voto unanime?. Appunto: poi voto unanime.
Ecco dunque a confronto due modelli (lasciamo perdere per un momento destra e sinistra, le polemiche in corso, ecc).
Il primo modello è: io la penso così e non mi adeguo alle posizioni maggioritarie del partito. Ciò prefigura un partito-mosaico, fatto di tante tessere vitree che viste da lontano si fondono in un colore dominante per fusione cromatica. C?è armonia cromatica se le tessere sono della medesima tonalità, se però su una tonalità azzurrina, ad esempio, emerge una o più tessere marrone scuro, ecco che il risultato estetico è negativo e il mosaico è da buttare.
Il secondo modello è: io la penso così, però, espresse le mie convinzioni, mi adeguo alla decisione della maggioranza del partito. E? questo il partito-scultura, dove i tocchi di scalpello vanno da sinistra a destra, dall?alto al basso, sono più o meno profondi, ma la figura, che alla fine tutti i tocchi concorrono a plasmare, è armonica e solida. (Certo se nel tempo questo sforzo di adeguarsi si ripete più volte qualche dubbio sulla scelta dello schieramento si pone).
In un momento di crisi (economica e di valori) come l?attuale, di smarrimento ideologico, ma anche sociale, e per scomodare i massimi sistemi, direi anche escatologico, qual è il modello giusto? Nei momenti di tempesta occorrono certezze sulla rotta da seguire e il timone deve tenere la barra dritta. Se sul ponte di comando ognuno dice la sua, un marinaio gira il timone a sinistra, uno un po? più a destra, un terzo ammaina le vele, un quarto le scioglie e via dicendo, la nave non potrà che affondare. Un bravo comandante dovrà certo sentire le opinioni di tutti i marinai più esperti e poi deciderà per il meglio di tutti i naviganti.
E? dunque chiaro che io sono per il partito-scultura, dove le parole chiave devono essere: certezza, chiarezza, solidità. Si potrebbe obiettare che questo è il modello berlusconiano. La grande differenza con quel sistema organizzativo è definibile in una sola parolina strategica: democrazia. Risulta a qualcuno che esiste dibattito interno sulla linea politica in quel partito? Che le priorità sono scelte collegialmente? Che si mai stato fatto un congresso? Quello è un partito-azienda, come più volte è stato giustamente detto, e le modalità di gestione sono identiche: un consiglio di amministrazione, un amministratore delegato-padrone, che tutto decide.
Il partito-scultura che vorrei è invece un partito plurale (come indica Battista), dove la linea politica è scelta collegialmente, (così come gli organi dirigenti dovrebbero essere scelti non per nepotismo e appartenenza), dove ognuno esprime le proprie convinzioni, democraticamente, senza minacce di espulsioni. Poi, però, dopo scontri, anche accesi, si passa alla scelta della linea politica ed è il comandante che decide e tutti i marinai fanno quello che lui ha deciso. Se poi il comandante fallisce ci sarà un congresso a valutare il suo operato.
L?alternativa è confusione, cortocircuito di messaggi, protagonismo personalistico. Si tornerebbe inevitabilmente al ma anche veltroniano. Se dobbiamo dare un senso a questa storia e alla storia recente che dobbiamo guardare: ad esempio alle dodici dichiarazioni diverse dei nostri ministri del governo Prodi tutte le sere al TG?
Insomma evitiamo che la chiarezza del messaggio politico sia prerogativa della Destra. Si scelgano delle questioni centrali (di etica, di economia come di welfare e di politica estera), si avvii un dibattito – pubblico, serrato e profondo – poi, definite le posizioni, il segretario faccia la sintesi e le porti avanti con tutto il partito dietro: una voce sola, un solo programma. O il senso di questa storia sarà l?allontanamento dalla politica, un eterno berlusconismo.
Fabrizio Torella
Molto perplesso sul concetto di partito-scultura; a che servono le rappresentanze parlamentari? Basterebbe mandare un segretario per partito, ponderando poi il suo voto in base al peso elettorale di quel partito. Perchè in America nessuno si scandalizza se ci sono defezioni su singole materie? Il dissenso su una singola cosa con successivo voto per greggi aggregate non andrebbe bene per me: ai partiti che talora lasciano libertà di coscienza ho sempre pensato di voler dire: tante grazie, ma la mia libertà di coscienza non dipende da voi!
Aggiungo: la filosofia del voto per greggi è partitocratica; essa inoltre presuppone un processo di voto non costruttivo….stavolta Torella non mi convince
Felice Celato