Il PD deve essere grande e quindi comprendere molte
opinioni differenti che abbiano modo di esprimersi. Quindi
va organizzata la democrazia che permetta la discussione, il
confronto e la decisione.
Mi sta bene che nel voto parlamentare possano sussistere
eccezioni in nome dei così detti casi di coscienza. Io
stesso penso di disporre di una coscienza che un giorno o
l’altro potrebbe indurmi a differenziazioni dolorose.
Il caso dell’ultimo voto non mi sembra riconducibile a
questa fattispecie dal momento che, se ho capito bene, si
trattava di una decisione procedurale e non di merito.
Perciò mi sembra tanto che si sia trattato di una
manifestazione pregiudiziale e, pertanto, la coscienza
c’entra poco.
Aldo Amoretti
Solo una riga di riflessione sulla Binetti:
Chiamare le cose per nome, e votare a nome degli elettori….
Il Partito, come tu tante volte ricordi, significa “da una parte”. La mancanza di identità chiara non aiuta il dialogo, mai. Se io voglio dialogare con una persona con idee diverse dalle mie, religione diversa, non lo faccio nascondendo o negando le mie idee, ma affermandole con estrema chiarezza e ascoltando le ragioni dell’altro con rispetto, con la disponibilità a cambiare idea, se mi convince, o a riconoscere che possono esistere punti di vista diversi dal mio. Ma alla fine del dialogo ciascuno dalla sua “parte”. su temi importanti, o scottanti, la identità dovrebbe essere chiara! e comunque dovrebbe esserci un dibattito laico, aperto, all’interno del partito per decidere come schierarsi e quindi come votare. quando voti non esprimi il tuo voto personale, ma porti in parlamento, su quel bottone, le dita dei milioni di elettori che hanno scelto il tuo partito, e a nome loro che voti! non della tua personale coscienza, che comunque sempre deve guidare le azioni di chi decide. e si dovrebbero decidere quali sono quelle votazioni in cui è fondamentale andare in ordine sparso e quali quelle in cui è fondamentale l’unità del partito.
e, a questo proposito chi è che ha “scelto” di votare la Binetti? chi la ha votato ha solo votato il PD!! (non si poteva scegliere il nome del candidato!)
Ma per quel che ho capito io l’identità del PD è quella di un grande partito, con dentro tante anime, che hanno in comune il bene delle persone, della collettività prima che degli individui, senza calpestare le individualità. che ha al centro il rispetto della persona, che passa per la giustizia, la certezza del diritto, servizi sociali, economia di mercato a misura di tutti. atten
zione ai più deboli, a contrastare fenomeni di esclusione sociale, discriminazione e razzismo.
nel merito della vicenda Binetti, forse non era una di quelle questioni “di fiducia”. ma comunque un tentativo di dare una risposta politica (e, ahimè troppo mediatica) al rischio di emarginazione sociale e di spaccatura interna al paese, per riaffermare con forza la lotta ad ogni tipo di discriminazione. Si può discutere, ma a me pare che l’identità del PD in questo caro sia chiara, e che la Binetti non la condivida…
detto questo mi pare che la polemica che ne è uscita sia un po’ pretestuosa, e che nessuno vuole chiamare le cose con il loro nome.
Luigi Vittorio Berliri
Però, il PD, come lo intendo io, deve essere un partito laico, che, pur garantendo a ciascuno la propria libertà di coscienza e di idee, deve avere una sua linea risultante dalle decisioni della maggioranza.
Ora, il voto contratio della Binetti non riguardava il riconoscimento di diritti speciali alle persone con orientamenti sessuali diversi da quelli eterosessuali, ma l’aggravamento delle pene per chi compiono atti discriminatori nei loro confronti. Ora, non posso credere che la Binetti ritenga che chi compie atti discriminatori contro gli omosessuali non debbano essere puniti! Quindi il suo voto contrario mi è sembrato un atto di favoreggiamento alle discriminazioni contro i diversi e ciò non mi pare collimare con lo spirito liberale del Partito.
Un caro saluto.
Tillo Nocera
Grazie Amedeo per aver condiviso la riflessione di Pierre Carniti che rende bene l?idea di cosa ci stia accadendo come popolo.
Sulla criticità del partito cui ho creduto prima ancora del suo avvio non so esprimermi. Provo soltanto un grande disagio per quel che accadde con le primarie bulgare di Veltroni, per la sua rapida sostituzione e per le difficili alternative che si stanno faticosamente costruendo.
L?errore è che si vuol cercare una alternativa per vincere subito. Si vince soltanto se le persone che si propongono sono credibili e avviano un percorso di rinnovamento culturale come tu stai tentando di fare con le tue iniziative.
Altre ne conosco anche se meno caratterizzate ma ugualmente valide per la ricostruzione della democrazia dal basso.
Un caro saluto
Giuseppe Baldassari