In gioventù avevo molto stima delle posizioni di Raniero La Valle, quando ancora ero (parzialmente) credente e cercavo di aggiornare il mio credo al pensiero comunista, e l?articolo che ho appena letto sul nostro sito, ripreso da Italia Oggi, mi conferma quella stima: non mi sbagliavo. Con la consueta lucidità Raniero La Valle tocca il problema e non ne fa uno strumentale vessillo. Per un credente cosa c?è di peggiore che strumentalizzare il simbolo della cristianità? Anzi direi che questo dibattito potrebbe essere considerato come la cartina di tornasole tra chi crede tout court e chi crede che cavalcare questo argomento possa concedere crediti e rendite di posizione, magari spendibili a compensazione dei molti debiti accumulati per comportamenti scandalosi ed antietici.

Questa polemica sul crocefisso sì crocefisso no (per la cronaca crocefisso o crocifisso -ci dice l?Accademia della Crusca – sono termini entrambi esatti) è servito a molti a cavalcare l?antieuropeismo e i più solerti aizzatori e demagoghi (già noti per i loro sproloqui contro il Vaticano e i suoi vertici quando si parla di integrazione e di immigrazione) si sono subito elevati a paladini della cristianità contro l?atea Europea. La stupidità di queste posizioni è stata ribattuta a sua volta con argomenti ideologici uguali e contrari ma di pari stupidità (del tipo l?Europa ha riaffermato principi laici, ecc) Tutto il dibattito è quindi subito trasceso se è il caso o no di restare in Europa, di seguire i suoi dettati, se applicarli, se disobbedire, se tornare Stato nazionale, se la nostra sovranità sia minacciata, se l?Europa minaccia le radici della nostra cultura e via cretinate su cretinate. Ma nessuno si è preso la briga di approfondire, di leggere la sentenza. In questo dibattito ci stavo cascando anch?io fino a quando un amico, che di Europa ne sa più di me, mi ha messo in guardia sulla confusione che si stava facendo.

Dopo tutto questo montare di polemiche sul ruolo dell?Europa nessuno, dico nessuno (almeno di mia conoscenza), ha alzato la mano e ha detto: Scusate ma l?Europa, per come la intendete voi – l?Europa intesa come i 27 Paesi membri della Comunità Europea – non c?entra nulla. Il Consiglio di Europa è un?altra cosa dall?Unione Europea?. Basterebbe farsi un giretto sul sito http://www.coe.int/DefaultIT.asp per capire che il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa, intesa come entità geografica complessiva, come continente. Da una breve ricerca su internet vengo a sapere che il Consiglio d’Europa infatti fu fondato il 5 maggio 1949 col Trattato di Londra e conta oggi 47 stati membri
La sede istituzionale è a Strasburgo in Francia. Forse questo ha creato alcuni equivoci, ma il Consiglio d’Europa è un’organizzazione a sè, distinta dall’Unione Europea, e non va confuso con gli organi di quest’ultima (il Consiglio dell’Unione europea, il Consiglio europeo o la Commissione europea).

Gli stati geograficamente europei che non fanno parte del Consiglio d’Europa sono soltanto due: il Vaticano (che rimane volontariamente al di fuori delle organizzazioni internazionali) e la Bielorussia (a cui è stata negato l’ingresso per mancanza di democrazia).
Al termine del vertice dei capi di Stato e di Governo del Consiglio d?Europa, tenutosi a Varsavia nel maggio del 2005, è stata sottoscritta una Dichiarazione politica e un Piano d’Azione per promuovere i valori fondamentali comuni come i Diritti dell’Uomo, lo Stato di diritto e la democrazia, nonchè di rafforzare la sicurezza degli europei combattendo in particolar modo il terrorismo, il crimine organizzato e il traffico di esseri umani.


Sembra quasi il programma di una Fondazione umanitaria.
Tra le istituzioni previste nel suo ambito (Comitato dei Ministri, Assemblea parlamentare, ecc.) vi è la Corte Europea dei Diritti dell?Uomo, ?créée à Strasbourg par les États membres du Conseil de l?Europe en 1959 pour connaître des allégations de violation de la Convention européenne des droits de l?homme de 1950? , composta da tanti giudici quanti sono gli Stati-Parte della Convezione europea dei diritti dell’uomo, eletti dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa tra i tre candidati proposti da ogni Stato per un mandato di 6 anni.
Circa le funzioni, essa svolge una funzione sussidiaria rispetto agli organi giudiziari nazionali, in quanto le domande sono ammissibili solo una volta esaurite le vie di ricorso interne (regola del previo esaurimento dei ricorsi interni), secondo quanto prevede la stessa Convenzione nonché le norme di Diritto internazionale generalmente riconosciute.
Se il ricorso, individuale o statale, è dichiarato ammissibile la questione viene sottoposta, ordinariamente, al giudizio di una Camera e in ogni caso si cercherà di raggiungere una risoluzione amichevole della controversia. Se la questione non si risolve amichevolmente, la Camera competente emetterà una sentenza motivata nella quale, in caso di accoglimento della domanda, potrà indicare la entità del danno sofferto dalla parte ricorrente e prevedere un’equa riparazione, di natura risarcitoria o di qualsiasi altra natura.
Le sentenze della Corte sono impugnabili, in situazioni eccezionali, davanti alla Grande Camera in un termine di tre mesi, decorso il quale sono considerate definitive. Le sentenze sono pubblicate.
Gli Stati firmatari della Convenzione si sono impegnati a dare esecuzione alle decisioni della Corte europea. Il controllo sull’adempimento di tale obbligo è rimesso al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

Dunque cosa dice la Corte nella sua sentenza Lautsi c. Italie (requête n° 30814/06) ?


?Décision de la Cour

La présence du crucifix – qu?il est impossible de ne pas remarquer dans les salles de classe – peut aisément être interprétée par des élèves de tous âges comme un signe religieux et ils se sentiront éduqués dans un environnement scolaire marqué par une religion donnée. Ceci peut être encourageant pour des élèves religieux, mais aussi perturbant pour des élèves d?autres religions ou athées, en particulier s?ils appartiennent à des minorités religieuses. La liberté de ne croire en aucune religion (inhérente à la liberté de religion garantie par la Convention) ne se limite pas à l?absence de services religieux ou d?enseignement religieux : elle s?étend aux pratiques et aux symboles qui expriment une croyance, une religion ou l?athéisme. Cette liberté mérite une protection particulière si c?est l?Etat qui exprime une croyance et si la personne est placée dans une situation dont elle ne peut se dégager ou seulement en consentant des efforts et un sacrifice disproportionnés.

L?Etat doit s?abstenir d?imposer des croyances dans les lieux où les personnes sont dépendantes de lui. Il est notamment tenu à la neutralité confessionnelle dans le cadre de l?éducation publique où la présence aux cours est requise sans considération de religion et qui doit chercher à inculquer aux élèves une pensée critique.

Or, la Cour ne voit pas comment l?exposition, dans des salles de classe des écoles publiques, d?un symbole qu?il est raisonnable d?associer au catholicisme (la religion majoritaire en Italie) pourrait servir le pluralisme éducatif qui est essentiel à la préservation d?une « société démocratique » telle que la conçoit la Convention, pluralisme qui a été reconnu par la Cour constitutionnelle italienne.

L?exposition obligatoire d?un symbole d?une confession donnée dans l?exercice de la fonction publique, en particulier dans les salles de classe, restreint donc le droit des parents d?éduquer leurs enfants selon leurs convictions ainsi que le droit des enfants scolarisés de croire ou de ne pas croire. La Cour conclut, à l?unanimité, à la violation de l?article 2 du Protocole n° 1 conjointement avec l?article 9 de la Convention. »
(che è appunto l?articolo che garantisce la libertà di pensiero, coscienza e religione).


http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=html&documentId=857731&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD8FB86142BF01C1166DEA398649


In una versione più completa (si veda
http://www.giurcost.org/casi_scelti/CEDU/CEDU03-11-09.htm ) si leggono altre motivazioni interessanti :


« La Cour considère que cette mesure emporte violation de ces droits car les restrictions sont incompatibles avec le devoir incombant à l’Etat de respecter la neutralité dans l’exercice de la fonction publique, en particulier dans le domaine de l’éducation. »


.
Più in fondo, alla fine, quando viene quantificato il danno, c?è una frase sibillina:


« Le Gouvernement (italiano) estime qu’un constat de violation serait suffisant »
. Cioè lo stesso Governo ritiene di aver torto e pur di non pagare quanto richiesto dalla controparte ricorrente si accontenterebbe di una censura.


In sintesi, alla fine di tutta questa storia, la Corte dice una cosa sola : lo Stato deve astenersi da imporre credenze religiose, o ostentarle in pubblici edifici, in quanto è un soggetto regolatore garante di tutti.

Lo sbaglio semmai è stato quello della miopia dei nostri Magistrati, che, incaponitisi a non ammettere un principio peraltro garantito dalla Costituzione, hanno dato adito alla ricorrente di scomodare la Corte Europea che a sua volta, libera da pressioni, non ha potuto che sancire l?ovvietà.

Ovvietà che nulla ha di pertinente con le supposte nostre radici cristiane, né le mina né le critica.


Insomma abbiamo solo perso qualche giorno a dibattere del nulla e come al solito male informati, innestandoci in polemiche create ad arte da persone che si sono improvvisate paladine del cristianesimo ed esperte del diritto internazionale senza avere neppure le basi elementari del diritto (né della fede).


Per quanto mi riguarda, dando corso alla sentenza della Corte, sostituirei il crocefisso nelle scuole con una quadro. Un bel quadro di qualche grande pittore, italiano s?intende, per non suscitare il nazionalismo antieuropeo di qualcuno. Proporrei Il Baro di Caravaggio, così da ricordare a tutti i giorni agli allievi, osservando l?esempio negativo dell?allegoria caravaggesca, che le regole in Italia sono spesso travisate così come l?onestà culturale.

Raccogliendo questa mia provocazione, dopo la lettura in anteprima del mio testo, Amedeo Piva ha proposto invece l?esposizione di una altro bel quadro, Il Cristo Crocifisso di Cimabue , una preziosa tavola lignea di fine Duecento del grande maestro fiorentino, , esposto in Santa Croce per secoli e poi salvato a stento dalle acque dell?alluvione. Potrebbe essere la soluzione laica migliore per salvaguardare l?identità ?culturale? italiana. Visto poi adesso, dopo i danni subiti, sarebbe ancor di più l?emblema di un?Italia devastata, bisognosa del contributo delle persone di buona volontà, a prescindere dal credo e pensiero religioso.

PS

A casa ieri, cenando, ho parlato di questo argomento, anche per testare come era stato compreso.

Mia figlia Irene, che studia ingegneria aerospaziale, mi ha subito fatto la storia del ricorso della signora e vedevo che era ben informata. Ha poi concluso: ?ma il Palamento Europeo ha dato torto all?Italia?. Appunto.

Immediatamente l?altra mia figlia, Flavia, che studia Giurisprudenza, l?ha subito rimbeccata: di questo argomento ne abbiamo parlato a lezione col professore di Diritto Internazionale. Il Parlamento europeo non c?entra nulla, la Corte Europea è tutta un?altra cosa. Sebbene meno informata sui fatti è stata più precisa nei ruoli istituzionali.

A questo punto è intervenuta mia moglie, che insegna. ?Quello che tu proponi io l?ho gia fatto da anni quando sostituii il crocefisso con La Madonna del cardellino di Raffaello?. Ma il problema non è il quadro, sono le pareti che reggono il quadro. Da mesi le pareti della mia classe presentano un?infiltrazione d?acqua e nessuno viene a tinteggiarle e ad aggiustare la perdita. L?edificio è in condizioni penose. Perché perdete tempo a scrivere e dibattere sul crocefisso, quando i problemi della scuola sono ben altri e vanno dalla manutenzione degli stabili, alla loro messa in sicurezza (anche qui ci sono normative precise disattese, evidentemente non degne di dibattito), al taglio del sostegno e delle supplenze, al fatto che io e miei bambini ci dobbiamo portare il sapone e la carta igienica da casa e quando servono fotocopie implorare qualche genitore di farle in ufficio per tutti? Questi sono problemi altro che il crocefisso!?

Qui ho capito quanto tutto questo dibattito fosse surreale, impalpabile, strumentale, tutto italiano.
Siamo un Paese ingessato e spaccato e cogliamo ogni occasione per ricordarcelo.