Forse è un po? duro iniziare questo nuovo anno partendo dall?appello che ci rivolge Felice Celato. La proposta è: combattiamo i ciarlieri! Lo scorso anno si era augurato che si riuscisse a controllare il linguaggio: le parole sono come pietre. I risultati non sono stati molto evidenti, tutt?altro. Quest?anno la proposta è più radicale, parliamo di meno e pensiamo di più. La fretta è cattiva consigliera. Si costruiscono azioni politiche su dati letti di corsa, sbagliati, mal interpretati dall?imbecille di turno, che a forza di essere ripetuti diventano veri. Occorre allora rallentare, aumentare il tempo per la riflessione e, solo dopo, parlare? e piano, lentamente, sommessamente, senza urlare. Almeno tra di noi, stringiamo un patto per promuovere uno slow word, assaporiamo le parole, scritte e parlate, applicando al pensiero i sani principi dello slow food.
«Il pensare è questione faticosa, cui volentieri ci si sottrae quando si ama troppo il suono della propria voce; il pensare richiede silenzio, richiede studio, richiede tempo, richiede conoscenza – non frettolosa – di fatti, di circostanze, richiede equilibrio di valutazioni, richiede senso critico, richiede talora sano scetticismo in ordine a ciò che appare; richiede insomma tutta una serie di ?virtù? che l?uomo ciarliero (l?Homo garrulus, secondo una mia antropologia tutta personale) aborrisce, innamorato com?è dei suoni e degli effetti che tali suoni possono suscitare. E poi, Chiacchieropoli ha i suoi ritmi, la sua vita è pulsante, bisogna partecipare con prontezza al cicaleccio; chi non partecipa, chi si ferma a pensare, chi osa dire ?non so? o ?dovrei pensarci? o ?non ho gli elementi per maturare un?opinione? è perduto, è squalificato, è noioso». (F.Celato, Combattiamo i ciarlieri)
Senz?altro non rivolgeremo a nessuno, neanche ai più superficiali ciarlieri, il perentorio invito, ?sta zitto, imbecille?, però come sarebbe diversa anche la vita politica se non si parlasse più attraverso slogan ma attraverso approfondite analisi e puntuali proposte. Ci sarebbero meno presenze nei telegiornali, diminuirebbero le pagine dei giornali, calerebbero i talk shows? Alla fine parlerebbe il segretario del partito per aggiornarci sui dibattiti in corso, sulle decisioni prese, sulle alleanze in corso.
E se poi non riuscisse a convincerci potremmo cambiare lui e gli altri nostri rappresentati. Non è questa la democrazia? O vogliamo continuare a credere che democrazia significhi confusione, assemblearismo, oppure leaderismo, individualismo, in una parola ?berlusconismo??
La nostra alternativa è cominciare ad apprezzare chi dice ?non so? o ?devo pensarci??
Solo così potremo sfuggire alla cupa conclusione di Torella: «Sarà la politica a dover individuare le giuste risposte. Ci riuscirà questa classe politica litigiosa e autoreferenziale, incartata da 15 anni a dibattere sempre sulle stesse cose (processo sì, processo no, bicamerale sì, bicamerale no), con lo stesso linguaggio, con le stesse persone? Non lo ha fatto nel 2009. Dubito che nel 2010 la politica riesca ad assumere con uno scatto d?orgoglio un ruolo trainante. Anche la politica italiana è replicante di se stessa (replicando dagli anni Novanta il peggio di sé)». (F.Torella, Che Italia è stata, che Italia sarà)
E allora, chissà?, mai perdere la speranza.
NEL NOSTRO SITO
www.amiciperlacitta.it:
Felice Celato, Anno nuovo, un nuovo esercizio. Combattiamo i ciarlieri.
«C?è chi ritiene che l?opinionismo, simbolico monumento che incombe sulla piazza di Chiacchieropoli, sia parte integrante del vivere democratico, una specie di componente essenziale della libertà di parola e di pensiero; non si può non essere d?accordo, ma a patto che la libertà di parola sia il frutto dalla libertà di pensiero, nel senso che a questo (il pensiero) quella (la parola) consegua: ovvero, come insegnavano le nostre mamme, prima pensa poi parla!»
Giorgio Benigni, Emma Bonino candidata presidente Lazio. Era questa la novità che mancava al PD?
«Il modello dei radicali è quello delle confraternite, degli ordini mendicanti, organizzazioni religiose che prendono a cuore le cause disperate, le cause degli ultimi, degli umili dei dimenticati. Premesso questo,che dunque il cristianesimo cattolico rappresenta il presupposto storico,logico e fattuale dell?esistenza stessa dei radicali veniamo all?attualità».
Giulio Carminati, R.D. del Congo: La storia drammaticamente si ripete.
Jean Pierre Ekanga, R.D. del Congo: Niente soldi, niente scuola.
SEGNALIAMO
Assemblea Collegiale TrecentoSessanta – 15 gennaio 2010, Confcooperative, in via Torino 146, Roma
L’incontro, in programma dalle ore 11:30 alle ore 16:00, si articolerà in 3 diversi momenti di confronto:
1. check-up Italia e PD, con Nando Pagnoncelli
2. check-up TrecentoSessanta
3. discussione politica, con Enrico Letta.
Buona settimana.
Amedeo Piva