Questa prima indagine sui servizi di accoglienza residenziale per minori presenti nel territorio della Regione Lazio completa il quadro degli impegni che l’Ufficio del Garante ha assunto nei confronti del Consiglio Regionale fin dal giorno della sua nomina.
Non si è mai sottovalutata la particolare difficoltà ad organizzare un sistema di monitoraggio dei servizi residenziali riservati all’infanzia e all’adolescenza, ma si è sempre sostenuto, in ogni circostanza, la assoluta necessità di avere un quadro costante della situazione, non solo per individuare e valutare i fenomeni di mutamento delle condizioni sociali che determinano il ricorso all’accoglienza residenziale, ma anche per ampliare i termini di un dibattito sulla condizione dell’infanzia sotto il profilo dei sistemi di tutela dei minori, delle strategie di sostegno alle famiglie in difficoltà ed infine della stessa qualità dei servizi resi.
Una precedente ricerca realizzata dall’Ufficio del Garante e da Save the Children sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati ha evidenziato la costante richiesta di questi giovani di essere “ascoltati”, come tra l’altro viene con chiarezza richiamato dalla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia.
La disponibilità all’ascolto e l’attenzione alle necessità che nei modi più disparati vengono espressi dal mondo dei minori devono farci riflettere sulla qualità e le modalità delle relazioni tra adulti e minori, per ricercare in ogni momento possibile del processo educativo e di formazione spazi ed opportunità concrete di partecipazione e di coinvolgimento da parte dei giovani, specie quando si tratta di decidere di progetti e di piani di intervento che riguardano direttamente il loro futuro.
Per riprendere il tema della ricerca, si vuole evidenziare come, tanto nel percorso come negli strumenti e nelle modalità adottate, si tratta di una “prima volta”, almeno per quanto riguarda la completezza delle informazioni raccolte e analizzate.
Non è stato certo un compito facile, anche perché non esistevano precedenti ed era normale aspettarsi – come in parte si è verificato – una certa “perplessità” da parte delle strutture, giustificata anche dal fatto che non è ancora capillarmente diffusa la conoscenza del ruolo, delle funzioni e delle prerogative del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Le perplessità e i dubbi alla fine però sono stati superati, anche grazie ad una proficua collaborazione con la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Roma.
I risultati ottenuti dalle informazioni sono presentati sinteticamente in questa pubblicazione.
La ricerca ci restituisce un quadro realistico della situazione, con luci e ombre. Secondo le schede inviate dalle strutture (172 su 178), sono circa 1.300 i minori accolti. E’ un dato che non sorprende, anzi: si tratta di una cifra inferiore a quanto si poteva prevedere sulla base di alcune informazioni precedenti.
Non è possibile però, allo stato attuale, confermare l’impressione che il sistema dell’offerta dei servizi sociali nella nostra Regione sia ormai saturato. In realtà, i 1.258 minori presenti al 30 giugno 2009, secondo la ricerca, non esauriscono tutti i posti disponibili nelle strutture del Lazio (quasi 1.600, ma questo numero comprende anche quelli riservati alle emergenze). Per avere una percezione più precisa della situazione, sarà necessario disporre dei dati sui minori inviati dai servizi presso le strutture collocate fuori della nostra Regione.
Un altro dato che emerge dalla ricerca riguarda sia il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti nelle strutture (circa un quarto del totale dei minori accolti), sia la presenza di un buon numero di minori appartenenti alla stessa famiglia. Questo dato di fatto riduce il numero delle famiglie multi-problematiche da cui provengono i minori accolti.
La pubblicazione assolve ad un compito importante: quello di conoscere, nei dettagli, “uno per uno”, la realtà dei minori accolti nelle strutture residenziali. Un buon risultato, ma che avrebbe poco valore se si fermasse qui. Ritengo mio dovere dare continuità a questo primo Report, attraverso un tempestivo e sistematico aggiornamento dei dati, almeno con cadenza semestrale.
Per rendere più snello e rapido il lavoro, sarà necessario perfezionare e semplificare le procedure di raccolta delle informazioni, senza che ciò però costituisca un aggravio burocratico per gli enti che gestiscono le strutture. In particolare potremo definire, di concerto con la Procura e con gli Enti stessi, un modello unificato della scheda per la trasmissione delle informazioni richieste.
Sarà poi necessario, se si daranno le condizioni operative necessarie, estendere la ricerca anche ai minori in affido eterofamiliare.
L’obiettivo finale non resta però circoscritto al miglioramento della conoscenza. Le informazioni raccolte dovranno costituire la base per un lavoro condiviso, teso ad identificare le aree di criticità e le possibili proposte di miglioramento. Insieme si potranno analizzare e approfondire alcune questioni-chiave, come, ad esempio, la durata e la tipologia della permanenza dei minori nelle strutture, la definizione dei programmi di uscita, i modelli di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, le relazioni interistituzionali, l’esercizio della tutela legale, le modalità di consolidamento delle reti territoriali, ecc.
Nello stesso tempo, come si è già evidenziato, dovremmo trovare modalità innovative per favorire un più convinto coinvolgimento da parte degli stessi giovani, che dobbiamo imparare a guardare non solo come destinatari dell’intervento, ma autentici protagonisti del loro futuro, corresponsabili della qualità delle relazioni con il mondo degli adulti e con le istituzioni in genere.
Le esperienze ci sono e le risorse professionali sono ampiamente disponibili.

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