La prima data è il 9 novembre 1989, quando, insieme al muro di Berlino, è franato l’equilibrio che aveva retto l’Europa a partire dal dopoguerra: la contrapposizione tra blocchi e modelli ideologici antagonisti. Da una parte il socialismo solidale senza libertà, dall’altra il capitalismo libero ed egoista. Da allora molto è cambiato nel tessuto sociale della vecchia Europa.

La seconda data da ricordare, l’11 ottobre 1983, è invece legata all’avvio di un processo meno evidente. Carsico, ma inesorabile.

In quella domenica d’autunno andò in onda la puntata pilota del programma televisivo Drive In: l’avvio di un nuovo modello culturale. Una vera controrivoluzione combattuta nei soggiorni degli italiani, che ha avuto come esito principale l’instaurazione nel Paese di un regime di ricreazione perenne. Un cambio di passo netto rispetto al gusto per il pensiero e il fervore intellettuale cui, negli anni, aveva dato un contribuito fondamentale la sinistra.

Una sinistra che sembra aver perso questo ruolo centrale nel Paese, perché non più in grado di aggiornare le sue categorie interpretative e, in fondo, perché divenuta incapace di accompagnare al pessimismo della ragione un impulso vitale: l’ottimismo della volontà…



Quindi? A Fiuggi nel Lazio Camp 2010 abbiamo da poco riflettuto insieme su scenari e proposte concrete. Per ridefinire le mete e aprire nuovi percorsi.

E proclamare a gran voce un elogio delle correnti. Contro l’unanimismo mortificante a lungo sostenuto, ancor prima che da Berlusconi nel suo Pdl, da tanta parte della sinistra. Che oggi rinnega.

Perché “corrente” significa un insieme di persone unite da obiettivi comuni: complementarietà di idee, con chiarezza. Per ridare linfa alla politica intesa, secondo le parole di
Galli Della Loggia (Corsera, 7 luglio)
, nel suo senso più vero di “progetto per la città e idea del suo destino”.


I NOSTRI INCONTRI:

Il Lazio Camp 2010, il seminario organizzato da TrecentoSessanta Lazio e Praxis a Fiuggi lo scorso 10 e 11 luglio. Un’occasione per discutere insieme su temi come Europa, sviluppo, territorio, con tanti ospiti e amici.

SEGNALIAMO:

L’intervento di Enrico Letta di giovedì scorso alla 3a Festa Democratica – Festa dell’Unità di Roma. A proposito del Pdl e di unanimismo forzoso, così ha commentato Enrico: “Chiamano litigiosità l’esistenza di dibattito interno. Se si discute non è litigiosità, è democrazia interna”.

Nel nostro sito (www.amiciperlacitta.it) …


Il cavallo e il mercato
(una riflessione sul mercato e il suo ruolo, partendo dalla enciclica Caritas in Veritate), di Francesco Mengozzi.

“Ma il mercato è solo il cavallo dell’economia, nient’altro che il cavallo, i cavalieri buoni o cattivi siamo noi, che ci stiamo sopra o che ne siamo tratti. E quando l’insurrezione contro il cavallo dilaga, la memoria si fa corta: nessuno si ricorda più dei solchi che ha tracciato e della fatica che ci ha risparmiato. Per esempio, chi si è fermato a riflettere, nella bufera della crisi che attanaglia il mondo dalla fine del 2008, a quanta parte del mondo è uscita dalla povertà anche grazie a questo modo di funzionare dell’economia, grazie a questo cavallo che è stato per noi tutti il mercato?”.

Benvenuto Safet! (storia di Safet, nato in Kosovo 25 anni fa, residente in Italia da 11 e… italiano da un mese), raccolta da Donatella Parisi.

“Sono cittadino italiano da un mese. Da undici anni rifugiato in Italia. Nato in Kosovo 25 anni fa. Cifre e date che affollano la mia mente da quando il pubblico ufficiale, davanti al quale ho giurato fedeltà alla Costituzione, mi ha detto testualmente ‘da oggi la comunità italiana ti dà il benvenuto’”.

Storie di ranocchie (sugli effetti delle “rivoluzioni lente”), di Giacomo Mastria.


“Immaginate una pentola piena d’acqua fredda in cui nuota tranquillamente una piccola ranocchia. Un piccolo fuoco è acceso sotto la pentola e l’acqua si riscalda molto lentamente”.

L’Aquila: “Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo” (il capoluogo abruzzese come non appare in televisione), dal web (di Adelisa Pitti).

“Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz’anima. Senza neanche un giornalaio o un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore. E lei mi risponde, con la voce che le trema. ‘Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo’”.



Buona settimana.

Amedeo Piva