Tante idee, una pluralità di voci, tre proposte concrete per il rilancio del Mezzogiorno. Si è chiuso sabato scorso il Sud Camp 2010, il pensatoio organizzato dall’Associazione TrecentoSessanta a Eboli e a Paestum. Uno spazio di riflessione e di intervento aperto ai giovani, ai professionisti, agli imprenditori che vedono nell’Italia, e nel Sud in particolare, un patrimonio di risorse e di esperienze da valorizzare, denso di occasioni e possibilità di buona riuscita. “Sotto, a chi tocca” era il claim che ha invitato, per il secondo anno consecutivo, gli ospiti di TrecentoSessanta a lanciare iniziative volte al rilancio del Mezzogiorno, per superare i tanti problemi stratificati e saper cogliere le molte opportunità presenti. Location della manifestazione proprio il Cilento, una scelta tanto più significativa se si pensa a questa terra bella e recentemente offesa dall’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ricordato in un coraggioso intervento dal suo collaboratore e vicesindaco Stefano Pisani.

Impegno civile prima di tutto. E su questo tema, dopo la prolusione di monsignor Agostino Superbo, in una Eboli bagnata da una pioggia di inizio autunno, giovedì sera è intervenuto Umberto Ambrosoli con una testimonianza, attraverso l’esperienza di suo padre Giorgio, di come si possa non recedere dinanzi ai propri principi in qualunque circostanza, “qualunque cosa succeda”, come recita il titolo del libro dedicato alla coerenza e alle scelte del liquidatore della Banca Privata Italiana. Quindi è stata la volta dello scrittore Gianrico Carofiglio che, dialogando con Francesco Sanna, ha ricordato come a una apparente “libertà da servi”, si possano contrapporre –per viverle- parole come “vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelte”.

E poi ancora, in un susseguirsi si interventi, si è parlato di politica e visione del Paese con Raffaele Fitto, Stefano Caldoro, Vito De Filippo, Pierferdinando Casini; sono stati aperti focus su sviluppo e territorio, con proposte di rilancio economico del Sud, con ospiti quali Renato Soru, Francesco Boccia, Giorgio Santini. Mentre Raffaele Bonanni, riprendendo idealmente il discorso interrotto a Torino, ha dimostrato come la Big Society teorizzata da Cameron e improvvidamente riproposta in Italia dal ministro Sacconi, “vada bene in realtà più risolte, mentre al Sud c’è bisogno di un Big Government”.

E naturalmente i Sud Lab, i sei spazi di riflessione dedicati a temi di attualità scottante: crisi, federalismo, economia della cultura, giovani e Welfare, ambiente e tutela del territorio, Pubblica Amministrazione ed efficienza. Un dibattito condotto, nei working group e nelle sessioni plenarie, con analisti e ricercatori, esponenti del mondo delle imprese e del sindacato, considerando che negli ultimi 10 anni l’Italia è cresciuta la metà della media europea, e il problema -come è stato illustrato- non si limita alle sole regioni del Mezzogiorno ma anche al più produttivo Nord. Perché, come ha ricordato il presidente di TrecentoSessanta Enrico Letta, “se non cresciamo, dovremo discutere di come arretrare servizi e garanzie”.

Tre sono le proposte per il Sud portate avanti dall’Associazione TrecentoSessanta Guglielmo Vaccaro, da tradurre in altrettante indicazioni di legge: sanare le “incompiute del Mezzogiorno”, le troppe opere iniziate e abbandonate al degrado nell’Italia meridionale; attuare un piano strategico di impegno in aree particolarmente disagiate con azioni mirate nell’istruzione, formazione e ordine pubblico –la “bonifica sociale e culturale”- partendo da tre realtà specifiche: Rosarno, il quartiere ZEN di Palermo e Scampia, per finire con il “Controesodo”, un progetto che agevoli il ritorno in Italia dei professionisti che hanno maturato un’esperienza d’eccellenza all’estero e, in un contesto regionale, il rientro nella terra di origine dei giovani talenti costretti a lasciare il Mezzogiorno per il Nord.

“Se questo Paese pensa di salvarsi a scapito del Sud o senza il Sud non si salverà” ha ricordato Enrico Letta. Un messaggio tanto più urgente in un momento in cui è indispensabile, come ha concluso il presidente di TrecentoSessanta, avere un “partito di programma, che superi le ideologie che abbiamo alle spalle e che sappia parlare a tutti gli italiani”.