“Volere e Volare” è un libro su e per la vita. Con un approccio molto diverso, narrativo l’uno e testimoniale l’altro, i due autori, Carlo Bellieni e Luigi Vittorio Berliri, accompagnano il lettore in una riflessione critica intorno al concetto –o meglio al preconcetto- di “normalità”. Un cammino dove “le motivazioni bioetiche, umane e letterarie si sommano a tal punto da formare un unico Discorso non solo sulla vita di alcune persone, ma di tutti”, come illustra l’Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori nella prefazione del libro.
Entrambi gli autori parlano del tema con piena cognizione di causa. Bellieni, neonatologo e membro corrispondente della Pontificia Academia Pro Vita, immagina, in uno short novel di ispirazione storico – scientifica, un mondo cupo, in fondo non troppo dissimile dal nostro peggiore presente edonistico e plastificato, dove gli essere umani non ritenuti “a norma” sono bollati e trattati come “eccedenze da smaltire”. Così l’ignara protagonista che dà il nome al racconto, la ricercatrice Mary Ryan, impegnata nei laboratori del Dublin Institute of Technology in una serie di esperimenti sugli effetti prodotti dai campi elettromagnetici sul comportamento animale, si trova a contrastare i piani di una perversa lobby di politici e industriali decisa a portare avanti, naturalmente con finalità non unicamente dottrinali, il delirante sistema di pensiero professato dai Catari. Una setta eretica che, a partire dal XII secolo, diffuse specie nella Francia meridionale una disciplina mortifera e senza speranza che vedeva nella procreazione il trionfo del Male e nel rifiuto della vita e della fisicità l’espressione più elevata di pietà religiosa.
Diversa è la testimonianza di Berliri, presidente della cooperativa sociale Spes Contra Spem che gestisce alcune case famiglia romane dove vengono accolti giovani portatori di handicap. La “Speranza contro ogni speranza”, è proprio quella descritta da San Paolo nella Lettera ai Romani (“Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza”) e“Tutti diversi” è il titolo delle testimonianze raccolte da Berliri durante i suoi anni di attività. Traspare dalle voci e dagli sguardi rievocati dei tanti ospiti, Cinzia, Adriana, Stefano, Bruna, Francesca, l’impegno di tutte le persone coinvolte a valorizzare la vita comunque essa si esprima, perché nessuno, come ricorda Berliri, può davvero essere convinto di essere “normale”. “Penso a Cinzia. Cinzia non è «uguale». Lei è «diversa». Ma penso anche a ciascuno di noi. Siamo «diversi». E mi piacerebbe lanciare una sfida. Trovatene uno «uguale» a me o a voi stessi e portatelo qui! Trovato? No vero? Siete dei «diversi» dunque?”.
Il rischio, in caso contrario, è farsi portatori di un’ideologia suicida che, in nome di una presunta perfezione formale (essa stessa niente più che una merce da vendere e di cui alimentare la sete negli esseri umani ridotti a consumatori), vorrebbe emarginare, quando non addirittura mandare a morte, uomini e donne spesso incapaci di difesa nel momento stesso in cui manifestano una defaillance fisica o perdono qualche funzione intesa come accessorio indispensabile per conservare lo status di “persona”.
Ma, ci insegna Berliri, chi ha guardato negli occhi Adriana, Stefano e gli altri ospiti delle case-famiglia, sa che il difetto è solo di chi non sa o ha paura di ascoltare la testimonianza, magari stentata, dell’altro. Perché tutti gli esseri umani vivono sotto il cielo -che lo si voglia concepire come un semplice riferimento spaziale o che ci si spinga a sentirlo come una dimensione metafisica- e tutti sono inevitabilmente incamminati, prima o poi, a essere formalmente “non perfetti”. Per statuto, si potrebbe dire.
E allora grazie a questi due coraggiosi autori, che in un presente fin troppo abituato alle definizioni brevi, utili spesso per agire senza pensare, ci ricordano che “tutti siamo una scoperta continua, tutti siamo una risorsa per tutti gli altri”.

Volere e Volare – di Carlo Bellieni e Luigi Vittorio Berliri, Prefazione di Giuseppe Betori, Edizioni Cantagalli, Siena 2010