Berlusconi ha confermato oggi che il Governo “ha fatto bene, ha raccolto il consenso di tutti gli italiani in tutte le tornate elettorali: per questo deve andare avanti fino al termine della legislatura e completare il programma scelto dagli italiani”. Sempre più nella mente del Premier il placet incassato una volta da parte degli elettori vale più di una delega in bianco. Nonostante gli scricchiolii sinistri che provengono dalla maggioranza e i dati non proprio esaltanti sullo stato di salute del Paese (vedi ultime previsioni del Fmi sulla crescita del Pil in Italia nel 2011).

Il consenso come strumento primo di legittimazione è un concetto non nuovo per il PdCA (Presidente del Consiglio Aspirante a diventare il primo ministro – di mussoliniana memoria) , che aveva scomodato qualche tempo fa addirittura Piero Calamandrei: “il governo ha la legittimità elettorale”. Una sintesi ad personam delle parole del grande giurista non del tutto convincente: andando a ricercare l’articolo fra gli scritti di Calamandrei (Il Ponte , 20 giugno 1948) si ottiene infatti la conferma di come il PdCA perseveri nella sua abitudine (purtroppo sinora vincente) di manipolare fatti e parole senza alcun ritegno.

Calamandrei, nella sua analisi di straordinaria attualità sui rapporti tra maggioranza e opposizione, aggiungeva tra l’altro un rilievo, che “a capo del governo non c’è un dittatore demente, ma un onest’uomo che personalmente ama la libertà”. Affermazione che da sola basta a misurare la distanza che separa il 1948 dal 2010.