I recenti sviluppi normativi in merito al rilascio del permesso di soggiorno CE per il lungo periodo (ex Carta di Soggiorno) e all’Accordo di Integrazione articolato per crediti impone una riconsiderazione in termini più sistematici del tema dell’insegnamento dell’italiano e dei primi elementi di educazione civica agli immigrati e dell’accesso alle certificazioni di competenza linguistica.
Le disposizioni non prevedono azioni di sostegno o fondi dedicati: saranno gli Sportelli Unici presso le Prefetture a governare il problema, compresa la fase non ancora del tutto definita dei test di italiano per chi non sarà in grado di produrre una certificazione linguistica già conseguita; i Consigli Territoriali per l’Immigrazione, sempre presso le Prefetture, faranno il monitoraggio e provvederanno (senza costi aggiuntivi) ad esplorare la possibilità di azioni formative.
È lecito chiedersi a questo punto come sarà possibile mettere in campo un’offerta formativa adeguata alla domanda che si genererà, stante che i Centri Territoriali Permanenti, oltre alle riduzioni di personale, hanno perduto con l’ultima riforma il compito di realizzare corsi modulari di italiano. Parallelamente le scuole del volontariato e del privato sociale sono al limite estremo di ricettività.
In base ai testi circolati, mentre nulla è espressamente previsto per i corsi di lingua, dovrebbero partire immediatamente le sessioni di formazione civica e di informazione sulla vita civile in Italia di durata non inferiore a cinque e non superiore a dieci ore, a cura degli Sportelli Unici delle Prefetture.
Un’altra questione aperta riguarda i costi dei test di lingua italiana e delle certificazioni linguistiche che, a quanto pare, resterebbero a carico del migrante. Il timore è che, sia per i corsi che per le certificazioni, si scatenino speculazioni da parte di enti privati a danno degli immigrati.
Uno strumento che è stato già messo in campo dal Ministero dell’Interno e che potrebbe, anche nell’immediato futuro, costituire una risorsa importante è il fondo FEI, che ha tra le sue priorità “favorire e rendere accessibile la conoscenza da parte dei nuovi arrivati degli elementi distintivi del sistema Paese e promuovere attività di formazione linguistica e di orientamento civico”. Va tuttavia tenuto presente che il FEI, per le sue caratteristiche strutturali, esclude una parte significativa degli stranieri soggiornanti sul territorio (rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione sussidiaria, cittadini comunitari e stranieri soggiornanti da più di cinque anni in Italia).
Il Ministero dell’Interno ha iniziato con l’affrontare il problema dei Permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, per il cui rilascio è richiesta “il superamento di un test di conoscenza della lingua italiana (le modalità di svolgimento saranno definite con decreto del Ministro dell’Interno di concerto con il Ministro dell’Istruzione)”. Pare che il livello richiesto sarà il livello A2: i quattro Enti Certificatori accreditati (Università di Siena, Università di Perugia, Università di Roma 3 e Dante Alighieri) sono stati invitati a unirsi in ATS (Associazione Temporanea di Scopo) per mettere a punto un progetto comune. Questo implicherà che:
– ciascun Ente continuerà a somministrare il proprio esame di livello A2, secondo le tradizionali caratteristiche e le usuali modalità;
– i 4 certificati (tutti equipollenti), rilasciati dai 4 Enti avranno pari spendibilità concreta in merito al requisito linguistico previsto dal Decreto: tutti e 4 pertanto garantiranno al migrante l’adempimento degli obblighi di legge;
– Gli enti certificatori si impegnano a mettere a punto un calendario che preveda almeno una prova ogni mese (di uno dei 4 Enti) e a comunicare un elenco di sedi idonee allo svolgimento della prova (Centri accreditati).
Per quanto riguarda invece la natura e le modalità dei test previsti dall’Accordo di integrazione, anche se è ragionevole immaginare che saranno ispirati a quelli stabiliti per le ex Carte di Soggiorno, non è stato ancora definito nulla.