Signor Sindaco,
pur avendo apprezzato la doverosa repentinità del suo intervento personale a tutela del patrimonio storico-artistico della città, a seguito dell’atto vandalico compiuto sabato scorso da un clochard ai danni della Fontana del Moro di piazza Navona, non posso non restare sgomento e incredulo per il tenore delle dichiarazioni da lei rilasciate alla stampa in merito all’accaduto.
E in particolare circa l’opportunità di ordinare a un assessore della sua Giunta (!) di procedere con un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) nei confronti di un cittadino accusato di reati che non ne prevedono l’arresto, come misura necessaria per privarlo comunque della libertà personale.
Apprendo da un quotidiano nazionale della sua richiesta all’assessore Sveva Belviso “di predisporre il trattamento sanitario obbligatorio” per l’uomo “in modo da poterlo trattenere in ospedale”, non potendo detenerlo in carcere. Cito testualmente le sue parole: “Il procuratore generale Saviotti mi ha detto che la persona che è stata fermata potrà essere trattenuta soltanto per 24 ore, perché i reati che gli vengono ascritti (NdR: danneggiamento aggravato ai bene dello Stato) non sono tali da consentire l’arresto”. E attraverso il TSO “ovvieremo a questa carenza legislativa”.
Agghiacciante. La psichiatria torna, come ai “bei tempi” del Ventennio, a essere brandita come una clava, il braccio repressivo di un governo malato, incapace e, me lo lasci dire, paurosamente ignorante.
In breve: il TSO è l’unica misura che possa privare un cittadino della sua libertà in assenza di espliciti provvedimenti disposti dalla magistratura. Lo scopo è quello di garantire la tutela di persone fragili, affette da patologie tanto gravi da renderle incapaci di scegliere il meglio per se stesse e potenzialmente pericolose per sé e per gli altri. Si tratta quindi di un trattamento SANITARIO, a garanzia della persona, che deve essere richiesto da un medico e convalidato da uno psichiatra di una struttura pubblica.
Non certo da un assessore e tanto meno dal sindaco, cui spetta invece un compito ben diverso, quello di ratificare la richiesta prodotta dai medici, in quanto massima autorità sanitaria della città e pertanto garante dei suoi abitanti.
Ci sarebbe piaciuto, signor Sindaco, se lei avesse piuttosto rivolto un invito all’assessore alle Politiche sociali perché si facesse carico, attraverso i servizi, dell’uomo fermato. Forse il TSO sarebbe stato comunque inevitabile, ma avremmo intanto salvaguardato la dignità di una persona. E di sicuro della città.
La vicenda invece ha assunto così toni tanto assurdi quanto grotteschi. E non mi rallegrerei troppo della beata indifferenza con cui la notizia è stata accolta dai cittadini: fino a qualche anno fa, per episodi anche meno gravi, il mondo del sociale avrebbe scatenato una rivolta.
Oggi invece dormono tutti, come intorpiditi da una Capitale che sembra ormai rassegnata a un destino di brutture e abbandono.
Lei che ne è ancora il sindaco, cosa ne pensa?
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Buona settimana.
Amedeo Piva