“Da due pericoli bisogna guardarsi: dalla disperazione senza scampo e dalla speranza senza fondamento.”

Volevo partire da questo passo di Sant’ Agostino per intrufolarmi nello scambio ultimo tra gli amici Gianni Del Bufalo e Felice Celato su quelle analisi del tempo presente che ci portano ad assumere atteggiamenti valutabili, a seconda dei casi, come sconsolati pessimismi o incurabili ottimismi.

Mi sono però subito reso conto  che sarebbe stata una partenza forse troppo ambiziosa. È preferibile allora tornare “un po’ più in basso”, come un uccello che si alza in volo per scrutare l’orizzonte ma che subito dopo plana in direzione della terra.

E allora quasi quasi mi viene voglia di poggiarmi sulla spalla di Gianni.

Sappiamo bene che intorno a noi c’è tanta siccità. Lo si vede senza possibilità di equivoco: è quasi tutto arido.

Il saggio Felice Celato, che sa giocare anche con i numeri, si chiede disperatamente dove potremo scovare le risorse per superare il deserto, per trovare l’acqua. Il pedagogo Gianni si preoccupa invece di come far attraversare queste distese di sabbia alle giovani leve.

Due posizioni distinte, volte però in direzione della stessa meta. E accomunate dalla medesima ansia…

Ma qual è davvero il nostro “tempo”?

1.    Abbiamo capito ormai che i cambiamenti avvengono con ritmo velocissimo. Le preoccupazioni che in passato pensavamo fossero destinate ai nostri nipoti, ultimamente hanno fatto capolino nelle vite dei nostri figli e, da due/tre mesi, sono diventate pericolo per noi stessi.

2.    La tecnologia ci avvolge e travolge. In tutti i campi, anche i più impensati.  Fino  a qualche anno fa per preparare un referendum occorrevano lunghi mesi. Ora si raccoglie più di un milione di firme in poche settimane.

3.    La demografia è stata stravolta. Guardando i bambini della materna, viene subito in mente che due su tre raggiungeranno i 100 anni.

4.    E i ragazzi? Appena una generazione fa, tre/quattro adulti della famiglia si prendevano cura di sei/sette bambini.  Ora un bambino è seguito da sette/otto adulti. Quando mai impareranno a correre un rischio?

È questo il nostro tempo. Ed è per questo che sono molto attento alle osservazioni di Gianni.

Torniamo a Sant’Agostino: “La speranza ha due figli bellissimi, lo sdegno per le cose come sono e il coraggio per cambiarle”.

Buona settimana.

Amedeo Piva