“L’Italia non è la Grecia. È la settima economia al mondo, la seconda industria manifatturiera d’Europa. Ha più patrimonio che debiti. È ricca il doppio della Spagna. È perfettamente solvibile.”  Con queste considerazioni Ferruccio De Bortoli (Corriere della sera, 26 ottobre 2011) richiamava tutti gli italiani sulla necessità di recuperare il rispetto europeo, con una svolta vera. Le richieste dell’Europa servono all’Italia ed anche all’Europa stessa.

Ma ci sono i freni tirati che bloccano ogni avanzamento.

Con un governo che, poveretto, è in fase confusionale.  Basti pensare che impiega mesi per trovare un governatore della Banca d’Italia che fosse allineato e del Nord. E finisce per nominare Ignazio Visco che è napoletano e, a detta degli ambienti dell’economia, mezzo comunista.

Ma anche l’opposizione ha qualche problema. Per restare alle confidenze del mio amico Giorgio, vi riporto una considerazione di Dagospia:

“Ci sono rottamatori, semirottamatori (che fanno, si limitano a smontare fari e cerchioni?), aggiustatori – manco al reparto carrozzerie della Fiat, negli anni d’oro, tanta solerzia meccanica.  È il “pischellismo” dilagante dentro il Pd, trentenni e quarantenni che fanno i coattelli – e ognuno pensa soprattutto a come suonarle agli altri.

E il Cav. – che sul “pischellismo”, si sa, niente da nessuno ha da imparare – finirà col suonarle a tutti loro. Quando lancerà il prossimo boccino, il buon Bersani, tenutario dell’incasinata bocciofila, dovrebbe mirare non solo alle palle – fosse accosto, fosse bocciata – ma pure a qualche capoccia.”

Così raccontata, suona un po’ come una condanna senza appello all’irrilevanza. Ma non si tratta affatto di un destino già scritto, e molto possiamo (dobbiamo) fare per riuscire a elaborare e mettere in campo le scelte giuste.

Come sempre la fatica è trovare il “come”.

Lo sappiamo già che non esistono ricette risolutive: manifestazioni, manifesti, riflessioni, azioni dimostrative, marketing del consenso, pagine facebook, flash-mob, fiaccolate, articoli, scioperi, roghi simbolici, riti vudù, governi ombra… tutto può servire e niente è magicamente efficace.

Di certo chiudersi in casa e scuotere la testa non funziona! E allora diamoci una mossa: se davvero l’Italia s’è desta (o almeno si sta destando), cominciamo a dircelo e a darci da fare.

Buona settimana.

Amedeo Piva