Qualche settimana fa siamo stati oggetto di un “lancio di pietre virtuale” da parte di alcuni amici. Con la newsletter “Dimezziamo i parlamentari!?” eravamo andati infatti controcorrente rispetto a un sentire piuttosto diffuso, laddove affermavamo che la diminuzione dei parlamentari costituisce un rischio serio per la qualità stessa della rappresentanza, in quanto in grado di  mettere in discussione il rapporto tra elettori ed eletti. 

Il numero dei parlamentari, ne siamo ancora convinti, è il risultato di una scelta oculata stabilita dalla nostra Costituzione, mentre la vera lotta da condurre è quella ai privilegi e al costo degli apparati della politica.

Sembra che dello stesso avviso sia anche  il neo presidente dei Consiglio Mario Monti che, come nota sul Corsera di oggi Giovanni Belardelli,  “ha già annunziato una spending review sui fondi della presidenza stessa, nonché l’intenzione di procedere all’ abolizione delle Province. Non ha parlato invece del gettonatissimo, ma discutibile, dimezzamento dei parlamentari”.

Discutibile perché in fondo espressione di quella tradizione antiparlamentare che tanti sfasci ha già prodotto nella storia del nostro Paese. “Qualcosa di quelle ronde, di quella caccia al deputato o al politico assimilato al malfattore è riecheggiato – ha notato Belardelli – negli anni di Tangentopoli o, un anno fa, nel tentato assalto a Palazzo Madama da parte di gruppi di studenti anti Gelmini o ancora, nella stessa idea di ridurre i parlamentari della metà”.

Torniamo insomma a chiedere ai nostri politici di dimostrare nei fatti di essere portatori del sacrosanto “senso dello Stato”. Vendiamo pure qualche Maserati di troppo, ma stiamo attenti a non lasciarci sedurre dalla rabbia incontrollata di chi, insieme all’acqua sporca, butterebbe via senza troppi problemi anche il bambino…