Natale turbato quest’anno, ma non per questo non è Natale, anzi forse lo è più veramente.
Questo sofferto passaggio della nostra storia recente sta lasciando il segno pesante di ogni brusco risveglio: d’improvviso sulla estate rumorosa di troppi anni nei quali ci siamo nascosti l’evidenza dei nostri problemi (sì, l’evidenza!) è calato il gelido inverno del redde rationem.
E come sempre, quando il redde rationem arriva con foga violenta, forse non tutti i conti erano pronti per essere regolati secondo il giusto computo del dare e dell’avere (ci torneremo sopra, magari ad anno nuovo).
Ma, insomma, è pur sempre Natale, una festa che ci ricorda l’eterna scommessa di Dio sull’uomo, che ogni anno cancella il passato con il nuovo Bambino che riaccende la storia con vece mai doma, nuova ed eterna.
E per quanto turbato, il Natale è festa della speranza, speranza di un mondo nuovo, di una svolta vera e profonda, di una palingenesi umana, nel segno di Betlemme.
Non è proprio pensare, in questi giorni, ai rumori di fondo, ai gorgogliare osceni delle nostre pance che fanno temere che il nostro piccolo mondo non sarà del tutto nuovo come oggi – dalla festa – siamo chiamati a sognarlo, che il fondo oscuro dei nostri confusi pensieri ritorni a farci egoisti e grossolani.
Non pensiamoci, oggi, e, come il Bambino che nasce, guardiamo al mondo con fiducia ed incanto.
Auguri a tutti ma soprattutto ai nostri figli perché il Natale è la festa della loro speranza ed il nostro mondo il luogo del loro futuro (noi, più vicini al tramonto, abbiamo già goduto di lunghe giornate di sole, non sempre meritandone i raggi).