Caro Amedeo,
molto più che un brivido alle spalle ! A leggere le assurde affermazioni dei due ricercatori, per giunta italiani, ho provato sdegno e vergogna.
Ma tant’è. Abbiamo sentito recentemente autorevoli rappresentanti politici e anche membri del Governo lodare le riforme pensionistiche e i tagli al nostro welfare, qualificandoli come un bene in sé, come vere e proprie conquiste, segnalando con soddisfazione che fra qualche anno, finalmente l’Italia sarà in cima alla classifica delle Nazioni europee che riconoscono un trattamento pensionistico ai propri cittadini ben più tardi delle altre. Europa che fino a qualche anno fa vantava a ragione il più completo e avanzato sistema di welfare, in coerenza con le proprie radici cristiane, non a caso abilmente sottaciute nello Statuto dell’Unione.
Non disconosco – ben consapevole della grave crisi in cui tuttora e ancora per molto tempo ci troviamo e ci troveremo – che una riduzione (forse meglio, una razionalizzazione) della spesa sociale sia inevitabile, ma ciò deve essere considerato una iattura che dovremmo fare di tutto per evitare (o, quanto meno, ridurre) ricorrendo ad ogni mezzo alternativo, anche se più impegnativo, come una più equa redistribuzione delle risorse, una seria e efficace lotta all’evasione fiscale, alla corruzione, agli sprechi, alla spesa pubblica improduttiva.
In ogni caso i provvedimenti restrittivi dovrebbero essere considerati temporanei, tenendo sempre viva e presente la tensione verso l’obiettivo della conquista di un welfare da Paese civile, solidale e responsabile.
Ci riusciremo ? Mettiamocela tutta, senza demordere !