Da domani sarà in libreria un piccolo libro di grande valore “Credere e conoscere” (Einaudi, Le vele), poco più di un’ottantina di pagine che racchiudono una conversazione tra il cardinale Martini e il senatore Ignazio Marino su alcuni dei temi “inesauribili” dell’esistenza umana, quali la definizione della vita, la morte, la fede, la sessualità.
Del cardinale Martini non è neanche il caso di accennare una presentazione. È senz’altro una delle personalità più colte e sensibili del mondo cattolico di oggi, da sempre impegnato a ricercare il dialogo con quanti vivono con sana inquietudine il rapporto con la propria spiritualità. Basti pensare a quella navicella per naufraghi che fu la Cattedra dei non credenti, istituita dal cardinale al tempo in cui sedeva sullo scranno ambrosiano (ed erano gli anni per certi versi terribili della “Milano da bere”). Il senatore Marino è un autorevole uomo di scienza, chirurgo specializzato in trapianti di organi e con una lunga esperienza professionale esercitata tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
“Credere e conoscere”, dunque. Una diade in cui si gioca la sfida cui tutti siamo chiamati oggi, al di là delle rassicuranti autodefinizioni personali: uomini di fede, laici, scettici, agnostici. Si tratta davvero di polarità inconciliabili? Non sembra così, leggendo lo scambio generoso di pensiero tra questi due uomini, entrambi saldi nelle proprie convinzioni eppure per nulla attestati su posizioni dogmatiche. Si affrontano infatti nel libro con grande libertà e onestà di pensiero quei temi spinosi che di solito riescono a mettere in crisi più di una persona, a partire dal momento in cui si esce dalla fede luminosa dell’infanzia e ci si avventura nel difficile cammino di chi, pur ascoltando la ragione, cerca di mantenere un cuore semplice. Unioni civili, fecondazione assistita, fine vita: argomenti che negli ultimi anni sono diventati sempre più spesso anche un preteso per penose quanto animate zuffe a livello politico e sociale.
Tutti temi approfonditi nel dialogo tra i due autori, con dichiarazioni coraggiose del cardinale che non contrastano il magistero della Chiesa, ma invitano ciascuno a percorrere la propria strada con coscienza e senza facili formule autoassolutorie o di condanna: “Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili. Io sostengo il matrimonio tradizionale con tutti i suoi valori e sono convinto che non vada messo in discussione. Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia?”.
Il cardinale dalle pagine del Corsera ieri ha ricordato non a caso come sia “necessario affidarsi a guide spirituali, per essere sostenuti, aiutati ed indirizzati, nei tanti crocevia della vita di ciascuno”. “Credere e conoscere” svolge in maniera esemplare una funzione di solido puntello e insieme di pungolo interiore, ricordandoci ancora una volta come il nostro cammino non ammetta soluzioni che non siano figlie di scelte consapevoli, né approdi rassicuranti – neppure nella fede – che non siano frutto di riflessione e di una costante tensione interiore.