Sapete quanto costa presentare il proprio volto ai cittadini di una città come Roma per ottenere che scrivano il nome sulla scheda elettorale? 

Alcune stime, al ribasso, indicano la cifra di 70.000 euro per incontri, manifesti, segreteria, “volontari”…

E per essere eletti nella regione Lazio, con collegi che coprono l’intera la provincia di Roma?  Il candidato deve spendere almeno il doppio (150.000 euro).

E per essere eletti al parlamento europeo in collegi che includono le regioni Lazio, Umbria, Marche, Toscana? N.P. (…stima non pervenuta. Fate voi la proporzione).

È evidente che con questi costi, e la necessaria organizzazione, possono aver successo solo coloro che hanno alle spalle strutture di supporto, organizzazioni politiche, …  Solo casualmente può vincere una voce nuova e normalmente solo per un turno.

Certo la democrazia costa e spesso si pensa che per avere il ricambio necessario, anche in politica, occorre che il cittadino si possa esprimere direttamente nella scelta dei candidati. Ma è proprio vero che in questo modo avviene il ricambio? 

Durante la cosiddetta prima repubblica si esprimevano le preferenze per votare anche i parlamentari. Non è che questo metodo producesse rinnovamenti. Di votazione in votazione sempre le stesse persone consolidavano la loro presenza ed il loro potere.

Anche nel consiglio regionale del Lazio l’ultima volta hanno vinto solo coloro che erano già presenti nella legislatura precedente.

E allora? 

Non illudiamoci che per cambiare la politica che ci siano strumenti miracolosi.  Occorre che ognuno metta il suo impegno nella partecipazione (non solo nel sognare o nel brontolare).

A me sembra che la proposta di riforma elettorale che prevede un candidato unico in piccoli collegi possa essere la più idonea. I partiti, o le liste civiche, saranno costretti a fare delle scelte importanti, coinvolgendo iscritti ed elettori, perché se sbagliano candidato (non stimato, non rappresentativo, …) daranno la vittoria all’avversario.   E non è poco!

Domenica è Pasqua. I cristiani celebrano la resurrezione di Gesù, sulla quale fondano il loro credere che la morte fisica non sia la fine di tutto, gli ebrei la liberazione dalla schiavitù in Egitto sulla quale fondano il loro credere che la terra promessa sarà raggiunta.

In ogni caso una liberazione e una ragione per sperare che il futuro sarà migliore, convinzione indispensabile per continuare ad impegnarsi.

Ed è anche quello che auguriamo a tutti (noi per primi): ritrovare una ragione per sperare e la voglia di impegnarsi perché quella speranza non sia vana.

(La newsletter tornerà lunedi 16 aprile)

SEGNALIAMO…

A LEZIONE DI FUTURO  (LINK) Immigrati e rifugiati: risorse per una nuova Italia  a cura di Centro Astalli

Buona settimana.

Amedeo Piva