Quello che, dalla visuale che riesco ad avere, dovrebbe essere il punto vero non è tanto far sfilare sotto il becco degli elettori un numero soddisfacente di nomi da mettere sotto una croce. Perché è giusto pensare soprattutto a come e da chi vengono scelti i nomi dei candidati e, allora, ci si ritrova comunque davanti le solite combriccole di notabili che, dentro i partiti, “invece di sceglierne uno, ne scelgono alcuni”. All’interno del PD assistiamo, d’altro canto, all’accartocciarsi e in alcuni punti, anche al disfarsi della nostra molle, divisa e demotivata organizzazione addosso all’involuzione del rito delle primarie. Il punto vero, allora, quello che tutti conosciamo, politici, parapolitici, elettori, paraelettori e paraculi di vario e variegato genere, è il dovere che le predette componenti hanno verso l’intera società nazionale, e di fronte a tutta la civiltà internazionale, di ritrovare l’essenza di “essere cittadino italiano” e porla nuovamente al centro di uno Stato che ha smarrito oramai da decenni la propria funzione proprio perché, purtroppo ancora da maggior tempo, non ha avuto frequentazione diretta con il concetto di cittadinanza. E’ per questo motivo che le riforme più importanti, le manovre economiche più dure e pericolose e quasi tutti i più importanti passaggi sociali dell’ultimo ventennio hanno fatto oggetto di atti posti in essere al di fuori dei processi democratico – istituzionali che dovrebbero governarci normalmente. L’Italia è stata salvata sempre, dal ’92 ad oggi, da processi politici speciali denominati governi tecnici. Ma chi avrà il coraggio di affrontare una lotta tanto titanica per smontare l’unico meccanismo che ha realmente bloccato la democrazia in Italia? La realtà, a meno di non aver preso uno spettacolare abbaglio, è quella di un Paese che sul tema della cittadinanza non ha mai fatto realmente sul serio nemmeno quando ha inaugurato una delle democrazie più progressive al mondo. Non voglio parlare di Lavoro ed Economia; potrebbe essere giudicata una vigliaccheria in momenti come questo. Guardiamo però i settori dell’Istruzione, della Sanità, del Fisco e della Giustizia. Siamo sicuri che, dopo sessantatre anni di vita democratica, qualunque italiano che si presenti di fronte a queste funzioni dello Stato avendo come unica credenziale la propria cittadinanza, possa avere dallo Stato stesso una risposta conforme allo standard di dignità, efficienza e umanità che normalmente sarebbe lecito attendersi in un Paese democratico? E allora, se la politica non è capace di farci essere cittadini, non è in grado cioè di indicare una via che ci faccia abbandonare il vincolo clientelare, paternalista e familista; di creare momenti in cui, con vera trasparenza, ci sia realmente garantito dare vita e rafforzare il nostro stato di cittadini con una reale ed incisiva partecipazione alle scelte della politica, chi può onestamente pensare che basti soltanto una qualunque legge per farci essere buoni elettori? Perché, girando gli occhi attorno, fuori dai nostri disastrati confini, è la seconda cosa ad essere ineluttabilmente figlia della prima e questo rapporto non può essere capovolto nemmeno dalla più leonardesca delle italiche invenzioni.
Smettiamola di fingere, allora. Che i politici la piantino di avere come unica preoccupazione quella di trovare la prima scusa da buttare come un osso davanti alla platea con il solito scopo di ammansirla e distrarla; che coloro che si sentono fuori dai circoli del privilegio si sforzino sempre di più e sempre meglio di ritrovarsi uniti tra di loro per iniziare innanzitutto una battaglia che porti ad una rivoluzione nella forma giuridica dei partiti; perché si faccia una volta per tutte una legge degna sulla personalità giuridica delle forze di rappresentanza politica. Da questo, ci si batta dovunque sia possibile perché la funzione politica sia esercitata dal più alto numero possibile di cittadini. Il vero benessere economico, la cacciata definitiva delle paure sociali, la vittoria sugli odi, la scoperta di un percorso buono e realmente nuovo per la civiltà; a tutto questo si può mirare cominciando unicamente da qui. Il resto sono soltanto alibi.
Ciao Amedeo e scusa per la tiritera.