Sono stato travolto da un preoccupante stato di depressione, mercoledì scorso alla presentazione dell’ “Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni“.

Il dipartimento per le politiche della famiglia, discostandosi dall’ interessante intervento conclusivo del ministro Riccardi,  ha impostato la comunicazione come un corollario degli spot, degli slogan e delle foto scelte dalla Comunità Europea che mostravano una realtà datata almeno venti anni fa.

Vecchietti con la playstation, nonnette con la chitarra e anziani spaparanzati al mare con le pinne azzurre ai piedi. La più “innovativa” delle attività proposte era indossare la pettorina per far attraversare la strada agli scolaretti, sorvegliare il parco o, per i più sensibili, i quadri di un museo… ma questa era la realtà degli anziani nel ’93 quando, nominato assessore alle politiche sociali, organizzammo le prime iniziative per stimolare gli anziani delle nostre periferie.

Sono passati vent’anni! Una generazione. Gli anziani sono già il 18 per cento della popolazione italiana. Ve li immaginate tutti insieme in gita al mare per un “invecchiamento attivo” ?

Credo che oggi la sfida da affrontare sia su un altro piano. Non è più questione di trovare passatempi socialmente utili per riempire le giornate: si tratta di inventare i modi giusti per valorizzare un patrimonio di esperienza spesso bruscamente disconnesso dal sistema produttivo, per collegare gli anziani alle esigenze delle nuove generazioni con modalità non artificiose, per evitare che potenzialità intristite nella solitudine si trasformino in un peso per la collettività.

Nella presentazione al dipartimento si è quasi dimenticata la seconda parte dello slogan (era perfino scritto in caratteri minuscoli sulla brochure): “Solidarietà tra generazioni“, proprio l’aspetto che, secondo me, dovrebbe essere il vero taglio innovativo del dibattito.

Per fortuna ci ha ridato speranza la assessora emiliana che, partendo dallo slogan “IL GIOVANE CORRE VELOCE, L’ANZIANO CONOSCE LE SCORCIATOIE“, ha saputo indicare lo spazio in cui cercare il nuovo urgente incontro tra le generazioni, la partecipazione e la comunicazione. Proprio gli spazi di fragilità rischiosa della nostra democrazia.

Un anno per riflettere e presentare proposte, è una vera sfida.

Buona settimana.

Amedeo Piva