I gesuiti non smettono mai di sorprendermi, anche in occasione del loro compleanno.
Padre Giovanni La Manna SJ è il presidente del Centro Astalli, la sede italiana del Jesuit Refugee Service che si occupa in tutto il mondo della tutela dei rifugiati. Questa preziosa rete è nata nel 1981 dall’impegno del grande Generale dei gesuiti, Padre Arrupe. Una realtà che in Italia è sempre più aperta ai bisogni dei migranti forzati: ogni anno accedono ai servizi del centro Astalli circa 32mila e 600 persone, di cui quasi 21mila nella sola sede di Roma.
Padre La Manna è il loro punto di riferimento, per la chiarezza del rapporto che instaura immediatamente con ciascuno di loro e anche perché membro della Commissione territoriale di Roma per l’esame delle domande d’asilo. La commissione che accoglie (o respinge) le richieste di riconoscimento di protezione internazionale. Il “lasciapassare” che ti può aprire la porta di ingresso per l’Europa o che può ricacciarti all’inferno.
Bene, la scorsa settimana il nostro caro amico Padre Giovanni ha compiuto gli anni, così come ci ha comunicato anche la segnalazione automatica di facebook. Ma lo stesso Padre Giovanni ha fatto trovare una sorpresa su fb a tutti gli amici che gli avrebbero inviato gli auguri nel corso della giornata.
Una semplice frase, concreta, testimonianza di vita e grande messaggio di speranza: “Ringrazio tutti per gli auguri e ringrazio Dio per i 48 anni di vita. L’istruttore di terz’anno mi invitò a vivere ogni giorno sapendo che il meglio deve ancora arrivare” (Il terzo anno per i gesuiti è l’ultima fase della lunga formazione prima dei voti solenni).
Ancora tanti auguri, Padre Giovanni, ma soprattutto grazie per la speranza che sai infondere operosamente a tutti i rifugiati e ai tanti amici che ti sono accanto.
E sempre a proposito di speranza, così Sergio Romano ha concluso giovedì scorso il suo editoriale sul Corsera: “All’inizio del suo governo, Mario Monti ha dato prova di un senso dell’umorismo poco abituale nella politica italiana. Sdrammatizzava le maggiori difficoltà. Dimostrava che certi ostacoli si possono smontare con un sorriso. Infondeva ottimismo. Possiamo suggerirgli di tornare a farne uso?”.
Ottimismo, fiducia. Di questo abbiamo bisogno per poter ripartire. Perché è vero: “il meglio deve ancora arrivare”, ma non dobbiamo smettere di volerlo. E di impegnarci per costruirlo. Proprio come fa ogni giorno il Centro Astalli, che ci trasmette speranza, nei fatti.
Buona settimana.
Amedeo Piva