La riforma del sistema elettorale? “Un’assoluta necessità”. Così Enrico Letta ieri sera, nel suo intervento dal palco Giovanni Falcone della Festa Democratica di Roma.

Non solo mandare in pensione il “porcellum” però. Il vice segretario del Pd ha indicato infatti tra le priorità per il Paese anche la riduzione del numero dei parlamentari. I tempi per attuare queste riforme sono ben definiti, perché, come ha affermato Letta, “la prossima sarà una legislatura costituente”.

Ma per modificare l’attuale meccanismo elettorale i tempi di attesa saranno decisamente più brevi, prima della conclusione naturale di questa legislatura. “Il parlamento può cambiare la legge elettorale con una legge ordinaria – ha evidenziato Letta – senza bisogno di enfasi, con grande concretezza, in poche settimane”.

Le scadenze che il Paese dovrà affrontare d’altronde sono tante e tutte importanti. Al centro della riflessione del vice segretario Pd è dunque “il progetto Paese”. Un progetto che passa attraverso “impegni internazionali, credibilità e costruzione dell’Europa”, un percorso all’insegna della “continuità con quello che Monti ha fatto e in discontinuità con Berlusconi”.

Un ruolo decisivo lo giocherà naturalmente il Pd, “un grande partito italiano riformista e progressista, capace di tenere insieme anime diverse”. Con un programma da costruire “con quanti ci vogliono stare”.

Rispetto al buon operato del governo Monti, Letta ha individuato almeno tre voci su cui intervenire celermente: “il capitolo giustizia, il capitolo televisione e comunicazione e la riforma del Welfare, per estendere tutele e diritti agli italiani che ne sono privi”.

Il tutto giocato su un piano che non può essere più solo quello nazionale, al di là degli appelli scriteriati di qualche pseudo nostalgico della lira. Perché oggi più che mai “fare l’interesse dell’Europa è fare l’interesse dell’Italia”. E quindi l’invito del vice segretario del Pd è inequivocabile: “Dobbiamo portare avanti la bandiera europea, è fondamentale”. Altrimenti? Per un Paese dalla “statualità debole” come il nostro il rischio è il tracollo. “Quando l’Italia è andata contro questo interesse europeo – mette in guardia Letta – è andata in logica fallimentare”.