Polizia, guardia di finanza e carabinieri circondavano l’auditorio Antoniano di via Merulana in una assolata mattina di fine giugno. Metal detector per accedere alla sala, peraltro già abbondantemente presenziata da poliziotti in borghese mimetizzati (e inconfondibili) tra il pubblico. Arrestato in sala un operatore sociale, reo di avere con sé alcune tavolette ed elastici per il laboratorio pomeridiano di falegnameria con i ragazzi. Anche se forse il vero “reato” contestatogli era quello di aver distribuito un dossier critico (Claudio Tosi è stato poi assolto nel processo per direttissima, dopo una notte di fermo in questura, perché “il fatto non sussiste”).
Ma di che evento si trattava?
”Gli Stati Generali del Sociale e della Famiglia di Roma Capitale”, convocati dal nostro sindaco Alemanno per incontrare associazioni e operatori del sociale.
Ma non mi ha colpito tanto questo “strano” apparato di accoglienza, quanto il clima generale di tutto l’evento.
Con la relazione interessante di Giuseppe De Rita, a effetto (luci e immagini) quella del vicesindaco, approfondita sul tema del quoziente familiare quella dell’assessore De Palo… E poi i tanti interventi delle associazioni. Infine il documento conclusivo, di buon senso, proposto dal sindaco. (Fuori luogo invece, secondo me, l’attacco sferrato dagli assessori al ministro Fornero: quasi a scaricare altrove ogni responsabilità per inadeguatezze e inefficienze).
Ma nonostante l’impegno profuso da Zétema, la società che con abbondanti risorse gestiva la location, è stato un incontro spento. L’esatto contrario della carica di cui avremmo bisogno per rilanciare il sociale in un momento di crisi.
D’altra parte è inevitabile. Quando si esclude a priori la possibilità di un confronto – sia pure aspro – con chi esprime dissenso, il risultato non può che essere questo: un insieme di relazioni, se non false, quanto meno accondiscendenti. Di certo non la fotografia reale della città, punto di partenza indispensabile per poter elaborare un programma di interventi davvero condiviso.
Alla fine del convegno mi è rimasta la delusione per l’ennesima opportunità mancata. E, molto peggio, la sensazione di aver vissuto due giorni immerso in un’atmosfera greve di peronismo, autoritario e populista.
Eppure sono convinto che è proprio dalle forze impegnate nel sociale che potrà arrivare lo slancio necessario per una ripresa del Paese. Anche per una rinascita politica.
La riprova l’ho avuta la sera stessa, allo stadio delle Aquile, tra un panino con la porchetta (buonissima) e un bicchiere di vino (incerto) e tanti, tanti volontari del Progetto Filippide. Ma di Nicola Pintus e del progetto Filippide ne riparliamo la prossima settimana. Ne vale la pena.
Buona settimana.
Amedeo Piva