“Marchionne mi è antipatico. È l’immagine arrogante della finanza che governa il mondo fingendosi imparziale esecutrice di presunte regole del Mercato.” Così la pensa il mio amico Giorgio.
Sulla graffiante battuta che Marchionne ha indirizzato a Renzi “Sindaco di una piccola e povera città”, Giorgio si è invece limitato a un amaro e pensoso sorriso.
Firenze, piccola e povera città?
Certamente, se rivolgiamo lo sguardo al passato, questa espressione suona ignorante ed eretica. Dolce Stilnovo e Granducato di Toscana, da Dante a Lorenzo de’ Medici: oltre 700 anni di storia politica e culturale eccezionali, non solo a livello europeo. E questa è un’ eredità che non si cancella in un nulla per la bella Firenze.
Ma se guardiamo al futuro? Non avrà per caso ragione quell’antipatico di Marchionne?
Nel recente studio del McKinsey Global Institute – “Urban world: mapping the economic power city” (LINK)– viene analizzata l’evoluzione economica e demografica delle principali città del mondo dal 2007 fino al 2025. Duemila città esaminate, tra cui 23 italiane. Entro quella data il rapporto ipotizza che entreranno nella classifica delle top 600, ben 136 città dei Paesi emergenti, di cui 100 della Cina, 13 dell’India e 8 del Sud America.
Per le 23 città italiane è prevista una crescita minima per quanto riguarda il Pil globale tanto che per nessuna, non solo per Firenze ma neanche per Milano, c’è posto tra le prime 600.
Quindi ben ha fatto il pisano Enrico Letta a chiudere con ironia la polemica Marchionne/Firenze, rifacendosi alle storiche contrapposizioni tra città toscane: “ Mi sa che adesso Marchionne può aspirare alla cittadinanza onoraria di Pisa…”.
Resta invece – per l’oggi – da rimboccarsi le maniche e non lasciarsi travolgere da un provincialismo che si pasce di glorie passate e chiude gli occhi sulle difficoltà del presente. Lasciandoci passivamente in attesa di un futuro che, se non affrontato con coraggio, rischia sul serio di travolgerci.
Buona settimana.
Amedeo Piva