La smania di voler apparire a tutti i costi “giovani” è un vezzo antico, di cui la nostra storia ci offre mille esempi.

Molto prima dei giretti in camper, tutti “happy days & alta finanza”, che attraversano – proclamando di volerlo rottamare – il Paese. Prima ancora del penoso spettacolo in acrilico e technicolor cui ci aveva abituati il vecchissimo governo Berlusconi o delle sgargianti camicie fiorite di Formigoni.

Sventolare la propria giovane età anagrafica come fosse in sé una virtù è un vizio talmente datato che perfino Plutarco si era preso il disturbo  – quasi duemila anni fa –  di descrivere, al contrario,  i molti vantaggi della maturità. Niente meno che in politica.

Un argomento trattato in un’opera dello storico greco – uno dei libri meno conosciuti dei “Moralia”– oggi riedita da La Vita Felice con il titolo, nella versione italiana, “Se l’anziano possa fare politica”.

L’idea di Plutarco è che la vecchiaia, azzerando le futili ambizioni di chi ha troppa fretta di arrivare, “tiene lontano dalle passioni sfrenate e incontrollabili”. Con il risultato che “la nostra mente – afferma lo storico – resterà lucida e ferma nei riguardi dei veri problemi”.

È vero, parlare oggi di anziani e politica suona quasi come una provocazione. Un voler andare a tutti i costi controcorrente. 

Ma la lettura di Plutarco mi ha fatto riflettere ancora una volta su un fatto.

La ricerca del nuovo, l’ansia di cambiare tutto, è un bisogno che ciclicamente ricompare, sotto diverse forme, nella storia dell’uomo. A volte come fenomeno epocale (la fine del mondo), altre volte con connotazioni sociali (rivoluzioni…). E che oggi invece ci viene raccontata come se fosse un movimento generazionale. Tipo “giovani contro vecchi”.

Certo anche io, da ragazzo, mi battevo per trovare spazi, per ricoprire ruoli politici e professionali che mi permettessero di modificare quello che ritenevo ingiusto, ammuffito, paralizzante (oggi si direbbe da rottamare).

E senz’altro la non ricandidatura di Veltroni, Castagnetti e altri vuole essere un segnale, all’apparenza, di forte discontinuità in questa direzione.

Ma siamo sicuri che siano proprio queste le scelte giuste per garantire il vero ricambio alla guida del Paese? Basterà presentarsi in modo accattivante e come cresciuti a pane e telefilm degli anni Ottanta per risultare davvero innovativi?

Sono le idee che proponiamo (e i mezzi che intendiamo utilizzare per realizzarle) o la data di nascita riportata sulla carta di identità a testimoniare la freschezza del nostro progetto?

Io non ho dubbi. Plutarco, sembra, neanche.

Largo ai giovani, quindi. Sì, ma ai giovani veri, please!

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SEGNALIAMO…

Sabato 27 ottobre alle ore 18 la tavola rotonda “Il Paese Italia e il nostro futuro”.

Intervengono Giovanni De Gennaro (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri), Staffan De Mistura (Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri), Claudio De Vincenti (Sottosegretario di Stato al Ministero Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti). Modera Francesco Ochetta SJ (La Civiltà Cattolica).

La Civiltà Cattolica, Via di Porta Pinciana, 1 – Roma.

Buona settimana.

Amedeo Piva