“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.”

Forse penserete che io abbia raccolto queste accuse in qualche blog di un esaltato provocatore dell’antipolitica. No, sono affermazioni di Enrico Berlinguer e risalgono al lontano 1981.

E continuava così:

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.

Berlinguer sperava allora nella “diversità del PCI”, pur avvertendone già i primi allarmanti scricchiolii. Poco tempo prima – durante il XV Congresso del partito nel marzo 1979 – aveva lanciato infatti la “linea dell’austerità”. “Non fummo ascoltati” fu poi il suo amaro commento.

Mi fermo qui nel riportare le sconcertanti denunce di Berlinguer. Torneremo nel merito prossimamente. Vi invito però a leggere il testo integrale dell’intervista (LINK) e non certo per risvegliare inutili nostalgie del passato, ma per riscoprire l’impegno di personaggi coraggiosi che, come Aldo Moro, avrebbero potuto dare ancora tanto per contribuire a raddrizzare l’Italia.

Perché ben più faticoso di un processo di rottamazione è il percorso necessario per salvare il nostro futuro.

__________________

OFFERTE DI LAVORO – Rubrica a cura di Veronica Arpaia

L’appuntamento mensile di Praxis per rimettersi davvero in gioco (LINK).

Tra le segnalazioni oggi:

Buona settimana.

Amedeo Piva