Caro Amedeo,
mi piacerebbe rispondere alla tua newsletter LINK (e al tuo amico Giorgio), in quanto mi sento (un po’) presa in causa. Non so se questo è il mezzo giusto però…!
Caro Giorgio e cari amici,
Mi trovo d’accordo con la tua idea di inutilità della commiserazione per i giovani che non hanno lavoro e che sono costretti, come me, a fuggire all’estero (anche più vicino dell’America – Latina e non), per ottenere riconoscimenti. Commiserare non serve, serve dare una spinta, dare fiducia, guardare i giovani con occhi speranzosi e pieni d’orgoglio. L’indebolimento della mia generazione (sono trentenne) e di quella che sta crescendo non è tanto dato dal fatto che voi “adulti” ci commiseriate, secondo me, quanto dal fatto che, purtroppo, nonostante le rivoluzioni sessantottine non siete riusciti a creare uno spazio per noi. Quello che secondo me manca e segna la debolezza di questo Pease è che, e sembrerà retorico, i giovani non hanno SPAZIO per maturare, per fare esperienza, per crescere e infine per essere messi alla prova. Il riconoscimento stenta a venire, vuoi perchè ormai il titolo di studio universitario è per tutti e non basta più (ma non tutti hanno le possibilità economiche e di tempo di seguire perfezionamenti post-laurea), vuoi perchè la mentalità (sia nel pubblico che nel privato) è quella di mantenere il proprio posto il più a lungo possibile trasferendo il meno possibile, vuoi perchè chi finisce il suo ciclo lavorativo non viene rimpiazzato. E il giovane allora che fa? Si deve re-inventare un altro lavoro (come le tue figlie, conosco un’amica avvocata che ora fa torte personalizzate in un suo atelier di cucina) o deve fuggire…in questo sta la debolezza: non dare la possibilità ai giovani di portare avanti la professione che hanno scelto, farli “ripiegare” su qualcosa che magari piace anche, può dare soddisfazione, ma alla fine è pur sempre un ripiego. E poi, ma forse qui posso anche un po’ oltrepassare i confini della discussione, perchè i giovani che sono partiti all’estero e poi ritornano hanno sempre dei meriti e delle capacità in più di quelli che restano? Perchè l’Italia e i lavoratori italiani, non sono in grado di dare ai propri figli e giovani lavoratori gli input che danno all’estero affinchè questi crescano, maturino e portino avanti il loro Paese?
Detto questo, io sono contenta della scelta “fuggitiva” che ho fatto, anche se in qualche modo obbligata volendo continuare il mio lavoro (ambito della ricerca scientifica) ma mi piacerebbe che si potesse scegliere questa strada, in piena autonomia e serenità, perchè comporta dei grandi cambiamenti e sacrifici (lo stesso vale per chi re-inventa il proprio lavoro).
Un abbraccio all’amico Giorgio friulano dall’amica Paola, friulana anch’essa.
(Paola)
Credo, caro Giorgio, che delle tue riflessioni abbiamo sempre più bisogno. Concordo che l’approccio che noi adulti talvolta abbiamo verso i giovani è quello del “poverini, hanno fatto tanto sacrificio per studiare e ora non riescono a svolgere un lavoro attinente ai loro studi!”. Allora ben vengano le idee innovative che alcuni giovani tirano fuori, vuol dire che hanno il cervello attivo e sono disposti a riconvertirsi pur di partecipare alla nuova fase di vita sociale ed economica del Paese. Mi auguro che la nostra futura classe dirigente non li deluda, altrimenti saranno guai seri.
(Massimo)
D’accordissimo!!!
è incredibile sentir sempre dire a ragazzi di 25 anni, che hanno studiato e senza nessun problema economico, che per loro non ci sono opportunità.
E quando li si prova a spronare vedi il vuoto nei loro occhi e, tempo tre minuti, ti hanno già abbandonato per controllare qualche importantissima comunicazione sul loro smartphone.
Non conoscono la fatica e il gusto di guadagnarsi qualcosa? L’agio e la ricchezza hanno eliminato un motore importante per il miglioramento di sé? Genitori infarciti di psicologia spicciola troppo attenti alla libertà di espressione dei figli, si sono dimenticati di spronarli e pretendere un miglioramento? Mondi virtuali hanno supplito alla naturale voglia di nuovo e di altro della gioventù?
Certo… i vecchi che hanno occupato “militarmente” ogni posto e rifiutano di mettersi da parte ci mettono la propria parte, ma il loro superamento dovrebbe essere uno stimolo ulteriore!
(Lorenzo)