Il mercato non ha cuore, dici tu. È vero perché il mercato è un luogo, non un animale e nemmeno un uomo. E in questo luogo uomini (con cuore, senza cuore, con testa e senza testa) si incontrano per scambiare beni e servizi contro denaro. Perciò il mercato non può avere “suoi” obbiettivi; gli obbiettivi che vi si perseguono (giusti, ingiusti, avidi etc) sono quelli degli uomini che vi si recano per scambiare merci e denaro, per cercare di diventare più ricchi o meno poveri, per cercare – vendendo un servizio – di procurarsi il denaro per comprare altri beni, etc.
Altri uomini, i politici (con cuore, senza cuore, con testa e senza testa) stabiliscono le regole per disciplinare quegli scambi fra beni e servizi e denaro. Potrebbero stabilire, per quel luogo, norme molto stringenti (fino al limite da indurre coloro che si scambiano beni/servizi contro denaro a non comparire più in quel mercato, a cercarne un altro più “liberale”) ovvero norme molto lasche fino al punto di attrarre in quel luogo altri che prima frequentavano un altro mercato; oppure potrebbero fare norme che favoriscono i venditori di merci e servizi e sfavoriscano i compratori, ovvero, viceversa, favorire i compratori e sfavorire i venditori: ovviamente determinando, così, dove è più conveniente per i venditori portare le loro merci e dove è più conveniente per i compratori andare a comprarle; fino ai limiti dell’elasticità del mercato, che oggi è molto ampia perché molto grande è il luogo (il globo) dove si scambiano merci, servizi e denaro.
Il successo di questi politici dipende dall’equilibrio che riescono a realizzare per il mercato, fra compratori e venditori e fra mercati concorrenti.
È di questi uomini che occorre cercare il cuore e la testa (questo, da noi, è più difficile!) perché facciano regole sagge. Come hanno fatto – pochi lo considerano – prima di noi gli americani già nel 1890 (lo Sherman act, 100 anni prima della legge antitrust in Italia!), che spesso – ai comunisti più trinariciuti – appaiono come il mercato più selvaggio e invece è uno di quelli più severi e dei più regolamentati; si potrebbero fare molti esempi di “scempi” operati sui nostri mercati ( vedasi la vicenda della privatizzazione di Alitalia) che nei tanto vituperati liberistici mercati Usa non avrebbero potuto accadere.