Costruire insieme una nuova Regione per il Lazio, questo l’obiettivo al centro dell’incontro organizzato ieri da Praxis alla Fondazione Il Faro di Roma. Un’occasione importante di confronto, che ha visto a colloquio Nicola Zingaretti, candidato alla presidenza della Regione con i cittadini migranti, i rifugiati, gli imprenditori stranieri e agli operatori dei centri di accoglienza e formazione del territorio di Roma.
Tante voci a dialogo per immaginare “un futuro da costruire insieme”, attraverso la definizione di tre ambiti fondamentali nella vita di ogni persona: la formazione, il lavoro, l’accesso alla sanità. Temi tutt’altro che scontati, e non solo per quanti tra i non italiani ieri hanno sfidato la pioggia per ritrovarsi nella bella sala cinema del Faro.
Sul palco insieme a Zingaretti e a Gianni Del Bufalo, direttore della Fondazione di Susanna Agnelli e moderatore dell’incontro, sedevano alcuni dei “nuovi cittadini” della Regione, che hanno rivolto al candidato in corsa per il governo della Pisana domande molto puntuali sui percorsi di vera integrazione da realizzare nel Lazio che verrà.
Come quella di Abdoul, un giovane proveniente dal Senegal, con una bella laurea in sociologia in tasca e un trascorso come direttore didattico della scuola di Kaolack, ma qui a Roma impiegato come guardiano notturno. La domanda posta a Zingaretti riguardava il riconoscimento dei titoli di studio degli stranieri in Italia, un obiettivo spesso impossibile da raggiungere sul piano formale perché, come ha spiegato Abdoul, “la procedura richiede un riconoscimento da parte della rappresentanza diplomatica italiana, molto spesso impossibile da ottenere”. “Le persone che abbandonano il proprio paese – ha proseguito Abdoul – lo fanno di frequente in modo drammatico, perché in cerca di protezione”.
La giornalista Samia Oursana ha posto poi all’attenzione del pubblico la questione del diritto di cittadinanza, in Italia infelicemente legato allo ius sanguinis. Un modo composto per dire che chi nasce in questo Paese da genitori stranieri è condannato a un continuo paradosso: essere perfettamente italiano nella realtà, ma straniero sulla carta.
“’Vogliamo dare subito la cittadinanza ai bambini nati qui o comunque un segnale con cui questo pezzo di Stato, la Regione, li faccia sentire cittadini”, è stata la risposta puntuale di Zingaretti.
Il cammino per estendere la piena partecipazione di tutti i cittadini alla vita della società per Zingaretti merita un approccio di ampio respiro, di sistema: “Dobbiamo scrivere insieme un piano regionale per l’immigrazione che duri tre anni e che affronti a tutto campo il tema, orientando le politiche regionali nei suoi vari campi”.
L’idea dominante è quella di non ghettizzare l’argomento, costringendolo in un ambito di intervento circoscritto, ma di declinarlo invece nei vari campi dove si applicano le politiche attive della Regione. Perché, come ha sottolineato Zingaretti, l’immigrazione non dovrà essere solo “un paragrafo” scritto nel programma.
Lo scenario con cui dovrà misurarsi il futuro governatore del Lazio a partire da martedì 26 febbraio non sarà in ogni caso roseo.
“In Italia – ha sottolineato Zingaretti – ci troviamo in questa situazione perché negli ultimi anni è stata rimossa una strategia di politiche attive per gli immigrati, o per pregiudizi o per cavalcare irresponsabilmente paure”.
Ma “per voltare pagina quello che serve sono proprio le politiche attive sull’immigrazione”.
L’approccio proposto è molto concreto. Sul tema della formazione professionale ad esempio, Zingaretti ha chiarito come la pianificazione delle aree formative non dovrà più essere lasciata in mano ai centri di formazione, ma dovrà scaturire piuttosto dalle richieste effettive del mercato, attraverso lo “strumento della formazione on demand, sollecitata realmente dalle imprese o dalle associazioni di categoria”.
Così come per l’imprenditoria straniera (sono 28mila le aziende con titolare straniero presenti nel Lazio, pari all’11 per cento delle imprese del Paese, un dato in costante aumento nell’ultimo biennio, con più 3.000 attività nel 2011 rispetto all’anno precedente, Fonte: Dossier Statistico Immigrazione 2012) la leva da utilizzare è quella delle agevolazioni alle imprese in fase di start up, intervenendo, come ha ribadito Zingaretti, “sul sostegno al credito e sui diritti, perché favorire la competizione tra i migliori può avere solo effetti positivi sul Pil”.
Per Zingaretti dunque “l’immigrazione deve non essere più fattore di paura ma di sviluppo”.
Grande concretezza nelle proposte, nessuno spazio alle sognanti dichiarazioni di intenti. È stata questa stata la cifra distintiva del programma illustrato ieri dal candidato alla presidenza della Regione Lazio.
Non c’è posto per i sogni, se non diventano solide realtà attraverso percorsi chiari e controllabili.
Manca ormai meno di un mese all’appuntamento elettorale: a proposito della parola chiave che ha accompagnato il lancio della sua campagna, incardinata sul verbo “immagina”, Zingaretti non a caso aveva detto che “non è una voglia di astrarsi dalla realtà o di pensare a sogni o miracoli, ma la voglia di ribellarsi alla miopia di pensare che le cose della nostra vita siano un quadro immutabile”.
Perché con impegno, visione e una pianificazione intelligente è possibile davvero – come ha affermato Zingaretti – “immaginare qualcosa che non ci vogliono far vedere ma che, se ci crediamo, possiamo costruire”.