Al nuovo, si risponde con cose nuove. E non sempre il ramo verde, è il ramo nuovo che porta frutto.
Dobbiamo ritrovare la nostra coscienza e riprovare a confrontarci per ricrearne una sociale che si è forse solo dimenticata (dimenticata, questo è l’ottimismo!) in un mondo dove gli ultimi sono la vera parte che continua inesorabilmente a crescere. Dobbiamo canalizzare la forza naturale dei giovani, degli ultimi e degli affamati, in ogni senso (sì anche di verità… oops cosa ho detto!). Così forse potremo trovare nuova linfa per i nuovi rami che potranno crescere.
Buona notte, allora, Amedeo e buona fortuna (a tutti). Ma è la notte che porta la speranza del nuovo giorno.
(Daniele)
Caro Amedeo, condivido pienamente la tua stanchezza, ma soprattutto la tua angoscia.
Questa deriva anche, ma non solo, dalla lettura di parole pronunciate oltre 80 anni fa, ma che risultano sinistramente attuali, in quanto riecheggiano oggi in modo improvvido quanto pericoloso:
«I nostri avversari ci accusano e accusano me in particolare di essere intolleranti e litigiosi. Dicono che rifiutiamo il dialogo con gli altri partiti. Dicono che non siamo affatto democratici perché vogliamo sfasciare tutto. Quindi sarebbe tipicamente democratico avere una trentina di partiti? Devo ammettere una cosa – questi signori hanno perfettamente ragione. Siamo intolleranti. Ci siamo dati un obiettivo, spazzare questi partiti politici fuori dal parlamento. I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni… invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi… chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati.. sono loro i responsabili!
Io vengo confuso… oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento..mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico…noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato… non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta.. noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo».
(A. Hitler, Discorsi di lotta e vittoria, 1932)
Il tuo amico Giorgio, però, fa bene ad essere perseguitato dalla sua inquietudine: mi sembra una giusta legge del contrappasso, in quanto ricordo bene gli strali da lui lanciati contro “rottamatori” che lui credeva intendessero buttare a mare le vecchie generazioni, mentre, chiaramente anche se non per tutti, intendevano solo marcare la necessità che nuove generazioni, meno compromesse con gestioni insensate e oggettivamente indifendibili, cercassero di prendere la guida del paese.
Io, sinceramente, me la prendo con lui, e – serenamente ma sinceramente – con quelli come lui.
Con affetto sincero, non posso non notare, oggi, 11 marzo, alle 18.00, che non solo il nostro Bersani con chi l’ha sostenuto è stato capace di sbagliare un calcio di rigore, in una finale di coppa del mondo.
E, quel che è più grave, ha sbagliato il rigore perché ha creduto che il portiere avversario non fosse strutturalmente capace di parare, e dunque che avrebbe fatto gol anche se l’avesse tirato ad occhi chiusi…
Dalle cronache di oggi, inoltre, mi sembra di ricevere la conferma che il “nostro” sia capace anche di clamorosi autogol.
Non pago di aver cercato di rincorrere in tutti i modi un personaggio evidentemente nei modi e nelle forme “fascista”, e da lui più volte, e giustamente, tale definito in campagna elettorale, ha proseguito profferte di governo fino a sguarnire del tutto la propria difesa e a disporsi ad un clamoroso contropiede.
“Volete fare un governo insieme? Rinunciate ai rimborsi elettorali!”
Nel momento in cui scrivo, con la stanchezza e l’angoscia che mi unisce a te, anche se so che, pur in totale amicizia, possiamo avere idee diverse sul momento in cui viviamo, non so se riusciremo a dire “sì” alla proposta di rinuncia ai finanziamenti.
Ma voglio dirti in questo momento, in cui appunto non so cosa accadrà, che se rinunceremo, la strategia disegnata sarà stata vincente, e non avrò ragioni per negarlo, con vivo piacere.
Se però diremo “no”, avremo mostrato al paese con tutta evidenza che “non possiamo” rinunciare, ci esporremo come epigoni e come massimi esponenti della “casta”…
Bel contropiede! Bell’autogol!
Spero di sbagliarmi, come speravo fosse vana l’angoscia che avevo nelle ore che procedevano le elezioni, non condividendo le certezze di vittoria fondate sulla sabbia e che potevano appartenere solo a chi, definitivamente, ha perso il contatto con la realtà.
Forse è il caso che affidiamo la nostra guida e i nostri ideali a chi, anche come te, tale contatto non l’ha mai perso.
(Paolo)
… l’unica risposta che mi viene in mente, in questi tempi di grande incertezza e ormai palese scoraggiamento, è affidarsi al Signore…. Sembra “banale”, ma non lo è, e non ne vedo altre…
È proprio in momenti come questi, quando i riferimenti cui eravamo abituati si sono eclissati (o presto potrebbero farlo) che guardare verso il vero Signore, la vera Guida, il Pastore dei pastori può realmente aiutarci a trovare il Senso della Vita.
Forse questo non risolverà i tanti problemi che abbiamo nelle varie istituzioni laiche e non, ma sicuramente ci permetterà di avanzare nel nostro Cammino personale e comunitario e, chissà, ci servirà per comprendere in modo pieno quale potrà essere il nostro piccolo contributo ad un mondo migliore.
Cerchiamo quindi con umiltà e fiducia di mettere a frutto questi difficili “esercizi spirituali” che nostro Signore ci ha preparato per vivere a pieno la Quaresima e prepararci a gustare la gioia della Pasqua!!
(Alessio)
Magari può aiutare ricordarci che siamo solo creature, con limiti che a volte per noi sono – o sembrano essere (specie quando si è stanchi) – invalicabili.
Chi crede, ha fiducia nel fatto che quello che manca possa mettercelo un Altro.
E così si riacquista fiducia e speranza nel divenire.
Chi non crede, può forse trovare nella Storia l’esempio di tanti che hanno condotto la giusta battaglia con passione ed onestà, per poi trovare un altro – o tanti altri (anche se anonimi ed estranei) – cui passare il testimone.
Insomma, credo che anche oggi, per non disperare, l’unica regola sia la fiducia nell’altro (con la “a” maiuscola o minuscola, a seconda delle convinzioni personali).
Purtroppo (o per fortuna) non abbiamo alternative; specie quando siamo più fragili.
Il ragionamento svolto è liberamente cestinabile, censurabile e necessariamente perfettibile.
(Luca)
Caro Amedeo,
forse più che stanchi siamo delusi, impossibilitati a guardare verso orizzonti meno foschi, costretti ad osservare nefandezze quasi impotenti davanti allo scempio quotidiano di quanto ci è stato insegnato e mostrato essere il prodotto di un pensiero che molti uomini grandi hanno fatto coagulare attorno a ciò che abbiamo ricevuto come COSTITUZIONE. Bene per ciascuno, pagato a caro prezzo da molti perchè fossimo al riparo da tante rischiose derive.
Guardando questa sera al TG3 i parlamentari eletti per il PDL mentre invadevano il tribunale dove si celebra uno dei tanti processi all’unto dal Signore mi sono domandata che cosa stia accadendo agli altri, me compresa, perchè questi signori si possano sentire liberi di strafare. Ho ascoltato l’ex guardasigilli sproloquiare e la domanda consequenziale, che sempre più frequentemente mi pongo è: ” ma il cervello gli italiani dove lo hanno nascosto?” C’è una seconda domanda che molto mi amareggia e riguarda la mia parte politica che mi sembra essere anche la tua; concerne l’incapacità di organizzare un pensiero coerente per affrontare in modo chiaro i tempi duri che stiamo vivendo e non solo. A Torino una vecchia circoscrizione, la 5^, da sempre feudo della sinistra – PCI ecc – è passata in mano ai grillini mentre l’attuale presidente di circoscrizione, occupata a fare la segretaria del PD cittadino e a tagliare l’erba sotto i piedi di un certo numero di suoi colleghi di partito, è stata eletta al Parlamento. Cosa lodevole se….. In luogo dei puntini di sospensione dovrei elencare una sequela di castronerie realizzate con pervicacia.
MAGARI SONO SOLO UN PO’ STANCA ANCH’IO!
(Lina)
Caro Amedeo, è tanto che non ci si vede e non ci si sente, ma io ti ho seguito in tutte le mail che tu mi hai inviato e spesso mi hanno aiutato a continuare a credere a qualcosa nella politica. Anch’io sento una nube che mi sovrasta, nera e incombente, ma soprattutto larga quanto il cielo fino al nostro orizzonte. Io non dispero perché ho studiato la storia che mi ha insegnato che, come dici tu, ritorna la primavera. Certo non è piacevole non sapere quando, ma dai germogli che proprio in questi giorni si vedono nelle piante, si capisce che arriverà. Farà ancora un po’ di freddo, tornerà qualche nevicata, ma anche per la politica ci sarà la primavera. Si vedono i germogli. Qualcuno nasce storto, qualcun’altro seccherà subito, ma molti ce la faranno. Ma i giardinieri come te non devono demordere, da loro ci si aspetta la forza e la capacità di curare il giardino che gli viene affidato. Cercherò di venire ad un tuo incontro perché il mio sostegno sia anche di presenza.
(Marco)
Ti invio queste righe. Visto che altri non vogliono leggerle.
È necessario garantire il lavoro a tutti. OCCORRE studiare un sistema dove non possano esistere disoccupati. Il monte ore lavorative deve essere distribuito fra tutta la popolazione attiva richiedente un lavoro. Il salario o stipendio che dir si voglia potrà anche essere rapportato a questo NUOVO ORARIO RIDOTTO rimodulato. Preoccupazioni? Dovrebbero essere poche. Importante è essere tutti sulla stessa barca. Cambiare stili di vita si può, si deve. La nostra terra ce lo chiede. Non è vero che la tecnologia ci può salvare. Ci potrà solo aiutare. Occorre un grande tavolo di discussione per capire in quale vicolo cieco ci siamo cacciati. La civiltà industriale così come è stata concepita finora non serve più. Occorrono stili di vita più consoni alla natura e alla giustizia sociale tra gli uomini.
(Umberto)
Caro Amedeo,
i tempi di cambiamento sono lunghi, molto lunghi, forse troppo lunghi. Dipende in quale periodo ci troviamo. Quanto tempo impiegò il popolo ebreo per arrivare nella Terra Promessa? O per rientrare dall’esilio? O quanto tempo abbiamo messo per liberarci dal fascismo e ora dal berlusconismo?
Anni, decine d’anni! Bisogna lavorare nelle catacombe o fare i carbonari, ma non perdere mai la speranza di poter cambiare le cose e sostenere iniziative come la tua per mantenere viva tra la gente la fiducia nel futuro ben sapendo del duro lavoro che ci aspetta.
L’anno della Fede ci deve vedere impegnati singolarmente e collettivamente per cercare il modo di crescere e diffondere il senso del dovere, dello Stato, delle Istituzioni, della solidarietà, della partecipazione, dell’onestà, nell’ottica di una società diversa che rispetti l’uomo.
I tempi sono duri, ma dobbiamo lavorare per i nostri figli, nella speranza di costruire qualche cosa di meglio per loro.
Fede, Speranza, Carità.
Coraggio Amedeo, non puoi essere stanco. Altrementi noi come dovremmo essere?
(Agostino)
Personalmente mi consolo pensando che abbiamo passato momenti molto peggiori di questi ed alla fine li abbiamo superati con fatica, ma ci siamo ripresi.
Mi vengono in mente tanti episodi tremendi, ad esempio quando ogni giorno venivano gambizzati o uccisi importanti personaggi politici o alti dirigenti; le sfilate di protesta di migliaia di giovani estremisti, (personalmente sono anche stato malmenato solo per girare con un’auto normalissima, ma nuova); potrei proseguire all’infinito, ma non posso fare a meno di ricordare anche il caso Moro: venivo fermato più volte al giorno dai Carabinieri col mitra puntato per aprire i bagagli e controllare i documenti.
Tutto ciò è forse solo una magra consolazione, ma io credo che ce la faremo e dobbiamo tener duro ad ogni costo, pensando che siamo parte di un’Europa che non può fare a meno di noi.
(Giorgio A.)
Siamo tutti un po’ stanchi e fatichiamo a riprendere energia e spirito di progettualità. Ragioni ne abbiamo in abbondanza, il panorama da molto tempo è sempre grigio all’orizzonte e gli squarci della speranza di un “cambiamento stabile” finora si sono rivelati solo piccoli fulmini che d’improvviso appaiono e subito scompaiono..
Eppure è proprio quell’accenno alla nostra età di “quasi vecchiaia” che deve diventare il nostro aggancio di sostegno e di ripresa.. È per la nostra età che abbaimo conosciuto il tempo bello del possibile, la stagione del progetto, la certezza del meglio che verrà.. Abbiamo creduto , vissuto e trasmesso (io ero una insegnante) che essere realisti poteva dire anche sognare l’impossibile..
Di batoste, delusioni, sconferme.. ne abbiamo prese ma la nostra è una generazione che è nata e si è fatta grande sulle barricate, vorremo mica abdicare oggi al nostro tempo ?
I giovani che abbiamo intorno a noi non hanno vissuto le ore lunghe e infinite del confrontarsi, del condividere, del progettare.. non hanno fatto riserve infinite di speranze .. , non hanno disegnato murales, partecipato a quella marcia di ottobre a Roma per la pace.. eravamo un milione.. ricordate che splendida giornata quella? Non erano in piazza a vedere la luna insieme a Giovanni XXIII la sera dell’apertura del Concilio.. non hanno sentito libero il cuore quando arrivò la notizia della morte del dittatore Franco, non hanno fatto le veglie per il Vietnam.. non hanno riempito le piazze sulle note degli Inti Illimani.. I nostri giovani non hanno potuto alimentare e nutrire la loro giovinezza di tutto questo e non hanno i loro zaini pieni di entusiasmo.. Forse ancora una volta spetta a noi rimestare in fondo in fondo ai nostri zaini e portare in superficie quella riserva di fiducia nel futuro che ha contrassegnato le nostre giovinezze.. possiamo essere noi il bastone della loro gioventù orfana di slancio ed entusiasmo.. basta continuare ad essere realisti e continuare a sognare l’impossibile!
(Maria Carla)
Da facebook:
Caro Giorgio, forse, ma è solo una speranza, mai come in questo momento abbiamo la possibilità e il dovere di cambiare. È stata superata del tutto la fase del voto di appartenenza a favore di un voto di opinione. Alla politica si chiede oggi di darsi un linguaggio concreto e di agire con grande trasparenza e coerenza.
Non tutto si potrà farà in questa fase confusa, ma nessun politico potrà più sottrarsi alla chiarezza di questa richiesta che viene, ormai, dalla maggioranza dei cittadini.
Bisognerà convincersi anche che la facile strumentalizzazione delle colpe dell’avversario politico, ieri Berlusconi e oggi Grillo, non è stata e non sarà mai utile a tradursi in azione positiva, ma dovranno essere fatte proposte politiche fondate.
Anche per quanto riguarda la Chiesa, questo Papa, ci ha dato una grande lezione di serietà. Ha mostrato al mondo intero che anche il Papa può farsi da parte quando si ritiene necessario combattere una partita che non può essere perduta.
In certo senso è un momento magico! Sono ottimista!
(Bruno)
… forse Caro Giorgio (anche se non ti conosco) occorre, senza più perdere ulteriore tempo, invertire l’ordine dei fattori che abbiamo TUTTI “covato” (o lasciato covare) sotto questa fitta nebbia: ridare subito il Paese ai CITTADINI e la politica al Paese e non il Paese alla politica e la politica ai Cittadini.
(Nadia)
Caro Giorgio, caro Amedeo, io credo che ognuno di noi sappia benissimo cosa fare. Testardamente, lo dico. La stanchezza che pervade tutti in questo periodo, per le ragioni che il caro Giorgio, riassume, ma ne metterei anche altre, sono le ragioni del nostro impegno civile. E del resto, dal pozzo angusto e senza uscita, non ci tireranno fuori certo questi personaggi: o lo facciamo noi, ciascuno di noi, con il nostro impegno quotidiano, oppure possiamo scegliere di unirci al numerosissimo esercito di coloro i quali si lamentano senza rimboccarsi le maniche. Se conosco Giorgio, perché forse Giorgio lo conosco anche io, e conosco te, io credo che sceglierete quell’esercito minoritario che si rimbocca le maniche e lavora. Animo!
(Sergio)