“Chiudere a chiave i parlamentari e riaprire la porta quando hanno costruito, in silenzio, un consenso (anche a botte: affari loro) e prodotto una soluzione. Con la unica variante che le chiavi, stavolta le teniamo noi. E non apriamo fino a quando non hanno la soluzione: a lavorare! E anche senza panini se necessario! Forse è per questo che la Chiesa ha 2000 anni.…”.
Questo post di un amico, pubblicato su facebook poche ore dopo l’elezione di papa Francesco, mi fa pensare che per quanto possano essere importanti le regole, le procedure, i criteri e i consensi che portano ad una decisione, alla fine quello che conta è che la decisione venga presa e che sia efficace in relazione al problema che deve risolvere. Il resto sono chiacchiere.
Leggendo delle infinite discussioni e delle schermaglie tattiche di quanti due settimane fa sono stati faticosamente eletti per far funzionare il parlamento e per dare vita ad un governo che prenda decisioni (perché questo e non altro è governare) , inizio a dubitare che costoro siano seriamente consapevoli delle responsabilità che hanno e che hanno sgomitato per avere.
Sembrano litigiosi adolescenti così interessati a ribadire all’infinito le proprie posizioni da dimenticare, o considerare trascurabile, la ragione per cui sono lì: decidere.
Decidere non è facoltativo, è la porta di accesso alla realtà.
Decidere di non decidere è un idiota gioco di parole (un lusso che si possono permettere solo i bambini e i pazzi).
Rimandare all’infinito di decidere (come se si giocasse a bocce ferme!) è stupido e irresponsabile. Il tempo in cui una decisione viene presa è elemento determinante della decisione stessa: che diremmo se il medico a cui ci siamo affidati per essere curati rimandasse di qualche anno la decisione sulla cura o se il giudice a cui abbiamo chiesto giustizia per un torto subito ci assicurasse la sentenza in un paio di decenni? Una decisione senza tempo non è una decisione.
Le decisioni che devono essere prese riguardano questioni in rapida evoluzione, persone la cui situazione si aggrava ogni giorno, dinamiche economiche nelle quali se non decidi tu decidono altri… e in questo quadro c’è chi dedica il suo tempo a manifestare davanti al tribunale di Milano (ben attento ad essere ripreso dalle telecamere perché chi è malato possa vederlo in TV), chi favoleggia sul governare senza governo (è già successo in Belgio, a Gardaland e nell’isola di Utòpia) e chi continua a ripetere che se c’era Renzi, Baggio non sbagliava il rigore del ’94.
Il tutto con la leggerezza di chi è convinto che tanto, se non si decide niente, mandiamo tutto a monte e ridiamo le carte (magari al prossimo giro mi viene il jolly!), come se fosse un gioco, appunto.
E se davvero li chiudessimo dentro a pane e acqua fino a che non decidono?