La generosa stima che l’amico Felice Celato, notoriamente parco nell’elargire apprezzamenti, rivolge al nostro gruppo ci riempie di sano orgoglio.

In un periodo in cui la società sembra abbandonarsi placida a quelle “massificazioni culturali” in cui la fanno da padroni – per citare il nostro Celato (LINK) “il diffuso opinionismo incompetente e i troppi “emozionismi irriflessivi”, ci inscrive infatti tra le minoranze “profondamente difformi dalle maggioranze”,  veri e propri“spessori umani e civili”.

Realtà che, diversamente dalla melassa vociante di contorno, sono impegnate in un cammino di “silenziosi operare, di sforzi costanti per capire e costruire”, e che “sono vive e vegete, nonostante il contorno; e spesso quotidianamente fanno, senza clamore, da fattivo ed instancabile lievito in molte situazioni per altri, talora sconosciuti, difficilissime.

Proprio da queste minoranze, afferma Celato, potrebbe nascere un percorso salvifico per la nostra società anche se – purtroppo – si tratta di gruppi ancora troppo deboli per garantirci di “risalire la china del depauperamento culturale ed antropologico sulla quale ci siamo avviati.

E quindi, che fare?

Come sempre i rimedi proposti dal nostro amico sono drastici: “L’unica cosa che mi pare politicamente sensata, per ora, è quella di far mancare il consenso ad ogni movimento o partito di massa: occorre decostruire questa macchina infernale che ci sta macinando. E innaffiare di cure (e di affetto) questo “resto” della società che deve salvarsi e che può salvarla.

Caro amico Celato, questo “resto”, queste “minoranze in stand-by”, non possono che gioire e ringraziarti per la tua stima. Ma devono anche temerti, come Ulisse dinanzi al canto delle avvincenti sirene. Troppo bello e facile sarebbe infatti ritemprarsi al sole di un’oasi culturalmente appagante, del tutto dimentichi del mondo intorno.

Ma in democrazia sono i numeri la forza del cambiamento.

E allora, per riandare ai riferimenti biblici che ti sono cari, senza scomodare Mosè o Abramo, possiamo ricordare il richiamo evangelico ad essere lievito che fermenta nella pasta del pane. E che dà vita, nel momento stesso in cui crea legami con gli altri ingredienti, altrimenti inerti.

Correndo anche il rischio di essere fagocitato dalla massa, se la spinta degli enzimi si affievolisce.

È una bella sfida (e un rischio che vale davvero la pena di correre).

Buona settimana.

Amedeo Piva