Dalle misure del Governo sul lavoro avevamo diritto di aspettarci semplificazioni, chiarezza e razionalità. Per ora su talune fattispecie di rapporti di lavoro c’è ben poco di questo approccio.
Si riduce a 10-20 giorni il periodo di intervallo che deve sussistere tra la conclusione di un rapporto di lavoro a tempo determinato e il rinnovo del medesimo dopo che Fornero aveva portato queste misure a 60-90. Questa roba si potrebbe semplicemente abolire. È stata un fastidio sia per le aziende che per i lavoratori e non ha avuto alcuna funzione di lotta agli abusi.
Al tempo stesso si ha ragione di ripristinare il diritto di precedenza del lavoratore nel rientrare nella posizione di lavoro oggetto del nuovo contratto. Cioè: ho lavorato con te per un periodo; se ti serve un’ulteriore prestazione temporanea nel medesimo lavoro tocca a me. Se non c’è questo diritto, l’azienda può ogni volta scegliere fior da fiore e ridurre ad una presa in giro il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato al superamento dei 36 mesi.
A proposito di Co.Co.Pro arriva una vera e propria chicca: da una situazione nella quale sono esclusi da questa tipologia di rapporto i compiti esecutivi o ripetitivi si passa a un regime che prevede tale esclusione per compiti esecutivi e ripetitivi. Ne derivano le condizioni per fornire molto lavoro ad avvocati e studiosi del cavillo. Non mi sembra una buona novità.