Che Roma sia una città affascinante quanto misteriosa non ci sono dubbi. 

“C’è ancora tanto da scoprire”, come affermano gli archeologi all’uscita da una delle innumerevoli catacombe che innervano il sottosuolo urbano o dai recenti scavi per la metropolitana.  Ma ne sono convinti anche i politologi, che si imbattono ogni giorno in trame, correnti, progetti (anche positivi!) fino a un attimo prima sconosciuti, eppure da tempo radicati nel tessuto della Capitale.

La stessa realtà – ancora più contorta, avvincente e contraddittoria – è quella della Roma solidale.  Ero sicuro, fino a poco tempo fa, di conoscere questo mondo fin nelle sue pieghe più nascoste.

D’altra parte le esperienze acquisite, prima come assessore alle Politiche sociali in Campidoglio, poi nella gestione delle politiche sociali delle Ferrovie dello Stato, mi avevano permesso di entrare in contatto con i più diversi contesti della città (immigrazione, disabilità, povertà estrema, case famiglia, cooperative, associazioni…). 

Mi sentivo un esperto conoscitore del territorio, proprio come un archeologo o un politologo nei rispettivi settori.

Ed ecco la sorpresa. Il presidente Zingaretti mi ha incaricato di guidare il “Sant’Alessio”

Il Sant’Alessio – Centro Regionale Sant’Alessio e Margherita di Savoia per i ciechi (LINK) – è un IPAB, Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza.

Alcuni amici, nel congratularsi per questa nomina, mi hanno regalato un sorriso accompagnato da un “bravo, che coraggio!”, tutt’altro che rassicurante.

In effetti per molti il Sant’Alessio non è che la riproposizione romana del Pio Albergo Trivulzio di Milano. E così come a Milano il PAT richiama ancora alla memoria la nascita di Tangentopoli con il “mariuolo” Chiesa (recentemente sono stati rimossi nuovamente i dirigenti dell’istituto per i soliti scandali LINK), a Roma il Sant’Alessio è ritornato da non molto al “disonore delle cronache” per l’attico di via Margutta assegnato all’allora consigliere in quota Pdl Franco Fiorito, detto “Er Batman”.

Ma il Sant’Alessio, proprio come il PAT, è stato a lungo il punto di riferimento della solidarietà cittadina, addirittura fin dal 1844.

Via Margutta e via delle Stellette sono gli indirizzi di una parte delle 440 unità immobiliari che – assieme ad alcune tenute agricole (di cui una di 830 ettari a Siena) – costituiscono il patrimonio dell’ente.

Un patrimonio ricco, ma di difficile gestione, che spesso diventa purtroppo l’unico motivo di attenzione da parte di media e politici.

Il Sant’Alessio è però prima di tutto un grande servizio di “Assistenza, Riabilitazione, Formazione e Integrazione Sociale di non vedenti”, spesso ciechi con pluri-handicap. Sono 70 i lavoratori in organico, tra tecnici, amministrativi e assistenti, con cui collaborano ben 300 operatori impegnati nelle attività di riabilitazione, accompagnamento scolastico e domiciliare.

Grandi professionalità e, allo stesso tempo, tanta generosità. E, del mese di giugno, non sono ancora stati pagati tutti gli stipendi!

Questo è fino a oggi il Sant’Alessio. Una sfida che vorrei correre anche con voi.

Ci state?

Buona settimana.

Amedeo Piva