Pare compiuta la scelta secondo la quale il Congresso del Pd si svolgerà “dal basso”; e molti suonano la fanfara per questa novità. Tecnicamente, se ho capito bene, vuol dire che i Congressi dai circoli fino a quelli regionali, dibatteranno, eleggeranno dirigenti e delegati ai Congressi superiori senza che siano conosciute proposte politico-programmatiche dei vertici nazionali e ufficialmente ignorando chi siano i candidati a Segretario nazionale del partito con relative piattaforme. Questi spunteranno dopo tale fase per essere proposte direttamente al voto delle primarie.
La cosa viene presentata come iperdemocratica. Si dovrebbe avere finalmente un dibattito genuino e spontaneo, sganciato e affrancato dalle beghe che impegnano i vertici nazionali e le loro varie formazioni correntizie e gruppuscolari.
La mia opinione è che, nella ipotesi più benevola, i vertici nazionali sono dominati dalla incertezza e si preferisce stare a vedere anche “fiutando l’aria” di quel che potrà venire dalla discussione di base. Poi ci si potrà sbilanciare.
Penso che possa sussistere anche un diritto alla incertezza. D’altra parte anche i dibattiti “preparatori” che tanti gruppi e associazioni organizzano di questi tempi non a caso sono prevalentemente sul metodo e su categorie molto generali su cui si prestano a essere tutti d’accordo, anche tra persone che fino a ieri si mettevano “i diti” negli occhi.
Si può anche fare di necessità virtù. Sarebbe un progresso riconoscere che di questo si tratta.