Nel lessico musicale il termine “COVER” indica una replica, una reinterpretazione di un brano già noto fatta da qualcuno diverso dall’interprete originale.

Esistono un sacco di cover anche fuori del mondo musicale: nell’abbigliamento, nell’architettura, negli stili espressivi, anche nella politica e nell’economia e addirittura nelle ideologie e nelle religioni.

Siamo circondati da neomodernismo, neoliberismo, neocapitalismo, neopauperismo; pubblicizzano locali anni 50, abiti anni 70 e a Fiumicino c’è anche un bar offre i cornetti “con il sapore degli anni 60”!  Eppure, se ci sono cose da copiare, ci sarà anche stato un momento in cui quelle cose erano nuove, originali e si presentavano come soluzioni inedite a problemi inediti! Qualcuno le avrà pure “inventate”!

Oggi di fronte a problemi totalmente nuovi come -ad esempio- quelli nati dalla globalizzazione e dalla necessità di convivere quotidianamente con persone di culture diverse, non riusciamo ad “inventare” soluzioni nuove ed adeguate. Oscilliamo goffamente tra nostalgie neonaziste e caritatevoli buonismi (neobuonismi?)

Ho sempre più spesso la sensazione che l’originalità non sia più percepita come un valore, che lo sforzo creativo per trovare soluzioni efficaci, proposte  e argomenti nuovi stia cedendo il passo alla logica della minestra riscaldata rincorrendo inutilmente una replica del mondo “come era una volta”, un’età aurea  in cui tutto era migliore. Sembra quasi che vogliamo rassicurarci che in fondo non c’è niente di così nuovo, che non c’è da preoccuparsi… e invece è proprio questo che mi preoccupa, proprio il pensare che sia possibile risolvere, senza la fatica e il rischio della creatività, problemi nuovi con ricette vecchie.

Ho letto che la Fiat, dopo la nuova 500,  ha lanciato la nuova Tipo e presto ci sarà anche la nuova 124… comincio a temere la nuova Balilla.

Buon anno nuovo, ma davvero nuovo, non vorrei fosse una cover del 2015.