Ci siamo lasciati a luglio con Draghi stabile a palazzo Chigi, la pandemia quasi alle spalle, la guerra che registrava la difficoltosa avanzata russa in una Ucraina stremata.
Ci ritroviamo oggi in un altro film: giovedì si insedia un nuovo parlamento saldamente controllato da una coalizione di centro-destra, Giorgia Meloni è stata promossa a suon di voti alla cabina di comando, la pandemia appare di nuovo in crescita, l’Iran è in cruenta controrivoluzione, la guerra in Ucraina ogni giorno sembra evolvere verso scenari inquietanti e imprevedibili, l’inverno è alle porte con l’energia a prezzi stellari. No, decisamente non è stata un’estate sonnolenta e riposante!
Vorremmo poter fare qualcosa di efficace per la pace in Ucraina, per fermare l’inflazione, per le ragazze iraniane, per il rilancio dell’economia… ma non sappiamo cosa fare: qualunque reazione (manifestazioni, petizioni, lamentazioni sui social, pomeriggi a ripeterci l’un l’altro che “non se ne può più”) ci sembra usurata, sterile e rituale.
Gli stessi sentimenti che dovrebbero e potrebbero alimentare una nostra reazione convinta (l’indignazione, la solidarietà, la paura, il desiderio di non subire passivamente gli eventi) ci appaiono volatili ed estemporanei, hanno vita breve e ci lasciano frustrati e soli. Avremmo bisogno di poterli collegare a qualcosa di solido e razionale, di farli confluire in un progetto comune che li valorizzi, li riscatti dalla volatilità e li renda concreti ed efficaci: in una parola abbiamo bisogno di politica.
Strano è? Proprio adesso che la politica ci ha deluso! Quando le cose non vanno come avremmo voluto cediamo alla delusione e siamo tentati di chiamarci fuori, di rinchiuderci nel nostro guscio privato (…tanto peggio per chi non ci merita!). E invece è proprio quando le cose non sono andate come avremmo voluto che non si deve mollare: è questo il momento di reagire, di capire (senza sconti) cosa non ha funzionato, di cambiare quello che c’è da cambiare (modalità, linguaggi, persone), di impegnarsi a ridefinire obiettivi e modalità di azione.
Abbiamo bisogno più che mai di credere nella politica e nella sua capacità di produrre un cambiamento efficace e positivo. Ne abbiamo bisogno per non soccombere alla cronaca, per dare un senso alla nostra indignazione di fronte ai soprusi, per ricostruire un pensiero collettivo nitido e credibile in cui riconoscerci.
Ne abbiamo bisogno perché non abbiamo ancora inventato un altro modo per trasformare le esigenze di ciascuno in risposte per tutti.
Ne abbiamo bisogno e dobbiamo reinventarla insieme. Ci vogliamo provare?